Melega, i testi: "imprenditore
di successo, mai stati problemi"
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E’ ripreso oggi il processo nei confronti di Marco Melega, l’imprenditore cremonese accusato di associazione a delinquere finalizzata alle truffe online, frode fiscale, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.
Secondo la procura, l’imputato, avvalendosi di diversi prestanome e società “cartiere”, avrebbe messo in piedi un meccanismo finalizzato a riciclare a proprio vantaggio il denaro illecitamente accumulato attraverso le truffe online. Le fasi prevedevano la costituzione di società intestate a prestanomi, pubblicizzate su emittenti televisive e radiofoniche di rilievo nazionale e che vendevano a prezzi concorrenziali, attraverso siti di e-commerce, prodotti di vario genere, come vini pregiati, buoni carburante, prodotti elettronici.
Tra i testimoni di oggi, i responsabili della Mocauto, una delle più importanti aziende italiane nel settore della distribuzione di veicoli e della vendita di auto. La Mocauto si era rivolta alla società Consulting di Melega con cui aveva collaborato dal 2015 fino al 2018. Dopo aver visto una pubblicità a Milano, l’imprenditore cremonese era stato contattato. “Abbiamo fatto tutti i dovuti controlli”, hanno detto i testimoni, “e in effetti appariva come un imprenditore di successo nel suo settore. Una persona affidabile che sapeva fare il suo mestiere. Con noi non ci sono mai stati problemi. Quando abbiamo saputo che era stato arrestato siamo saltati sulla sedia”.
Con la responsabile marketing e comunicazioni del gruppo Mocauto, Melega aveva collaborato dal 2015 al 2019. “Lui ci forniva degli spazi pubblicitari su diversi canali, soprattutto affissioni e campagne sugli autobus. Per questa campagna pubblicitaria, Mocauto ha speso circa due milioni di euro. Per noi era un fornitore normalissimo di spazi pubblicitari”.
I giudici hanno sentito anche la commercialista che dal 2000 e per sedici anni ha seguito la Domac srl. Amministratore unico era “Marisa”, la madre di Cristiano Visigalli, per la procura braccio destro di Melega, già uscito dal procedimento con un patteggiamento in udienza preliminare. “Io mi relazionavo con lei e con il figlio Visigalli. Melega non l’ho mai conosciuto”. Dalla testimonianza della commercialista è emerso che la società era in mano alla famiglia Visigalli, mentre per la guardia di finanza la Domac era riconducibile a Melega.
Con l’udienza di oggi si sono esauriti i testimoni del pm, acquirenti provenienti da tutta Italia che avevano comprato online da “Marashopping”, sito agganciato alla Domac, e da “Sottocosto”, della Promotional Trade, per l’accusa entrambe società riconducibili a Melega, senza mai ricevere, nè la merce, nè il rimborso.
Dal prossimo 13 aprile toccherà ai testimoni dei difensori Ilenia Peotta e Luca Angeleri.
Sara Pizzorni