Cultura

Bartolomeo Sacchi: la cultura del
cibo nell'incontro in Provincia

Secondo incontro dei ‘Mercoledì…provinciali’ con Bartolomeo Sacc, detto il Platina, a raccontare la straordinaria vita di questo intellettuale del XV secolo, nato a Piadena, è stata Carla Bertinelli Spotti, docente, storica, grande esperta di gastronomia e di storia della gastronomia, con particolare riferimento a quella cremonese. Il convegno si inserisce nel ciclo di incontri organizzati in collaborazione tra l’amministrazione provinciale e l’Adafa, che si tengono ogni mercoledì alle 17 nella sala (piena) del Consiglio provinciale in corso Vittorio Emanuele.

Ha aperto i lavori il presidente della Provincia, Mirko Signoroni, che ha portato i saluti della sua amministrazione è ha sottolineato «come la collaborazione con Adafa ci ha portato a organizzare una serie di incontri che abbracciano tutto il nostro territorio provinciale, dal Cremasco al Casalasco passando per il Cremonese. Una collaborazione che già in passato ha centrato gli obiettivi. E sempre con Adafa avremmo intenzione, questo autunno, di organizzare una serie d’incontri proprio nei nostri bellissimi paesi».

Fulvio Stumpo, presidente del sodalizio culturale, ha ringraziato Signoroni e ha presentato la relatrice, Carla Bertinelli Spotti: «Volto noto della cultura cremonese, che ci parlerà di Bartolomeo Sacco, detto il Platina, che nulla c’entra con Giovanni Maria, l’intarsiatore, quello del coro e dello splendido armadio, anche lui nato a Piadena, ma sembra che con Bartolomeo non fosse neppure parente».

La relatrice ha raccontato della vita e della splendida carriera del Platina «che dopo essere nato, nel 1421 e cresciuto a Piadena, si arruola nelle milizie di Francesco Sforza. In tarda età scopre gli studi umanistici e si sposta a Mantova, alla corte dei Gonzaga dove diventa precettore dei figli del marchese Ludovico. Bartolomeo si sposta poi a Roma seguendo il cardinale Gonzaga, e qui tra alti e bassi (finisce anche in carcere) a seconda dei papi diventa l’intellettuale a tutto tondo, che scrive una storia di Gesù e dei papi entra nell’accademia di Pomponio Leto e finalmente, per noi scrive il De Honesta voluptate et validitudine, morendo poi di peste nel 1481». Un libro di ricette? Bertinelli Spotti ha chiarito che se da una parte lo è dall’altra invece era considerato, da Platina stesso, una sorta di trattato di filosofia morale. «Cerca di spiegare infatti che bisogna esser parchi, nonostante il piacere della tavola. Nell’accademia di Pomponio Leto ai banchetti si mangiavano solo verdure – ha detto la relatrice – e anche nel De Honesta, le ricette sono molto semplici e sono sempre seguite da spiegazioni diciamo medico-scientifiche». Alla fine dell’incontro Bertinelli ha letto alcuni di questi consigli culinari e ha chiarito perché secondo lei i marubini cremonesi si chiamano così: «Il nome deriva da marroni, dalle castagne, in un ricettario si spiega che la pasta con il ripieno non deve superare la circonferenza di un marrone, di una castagna».

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