Cronaca

Nuovo ospedale, le ragioni
ambientali: -60% di Co2 emessa

L’Asst di Cremona ha inviato alla Direzione Regionale Welfare la relazione tecnica con studio di fattibilità del progetto per il nuovo ospedale, per il quale è stato pubblicato il bando a cui potranno concorrere progettisti internazionali.

I documenti inviati in Regione rappresentano l’ultima versione dello studio di fattibilità, aggiornato a febbraio, contenente le ragioni dell’intervento, un excursus storico sull’evoluzione del sistema ospedaliero cremonese, e il contesto nel quale si inserisce il nuovo monoblocco.
E a questo proposito il documento specifica che “sono in corso le analisi e gli studi epidemiologici finalizzati alla rilevazione delle necessità cliniche espresse nel bacino d’utenza e alle modalità del loro attuale soddisfacimento al fine di pervenire al dimensionamento clinico gestionale del Nuovo Ospedale.” Viene inoltre confermata la previsione della prossima qualificazione del dipartimento di emergenza e accettazione come struttura di secondo livello.

“L’attuale monoblocco ospedaliero – si legge tra le motivazioni sanitarie che rendono prioritario l’intervento – manifesta gravi sintomi di obsolescenza ed una sostanziale inadeguatezza quanto ai seguenti profili: non conformità rispetto alla vigente regola tecnica di prevenzione incendi, inadeguatezza delle caratteristiche strutturali con insufficiente capacità di risposta agli eventi sismici, inefficienza energetica con riguardo in particolare all’incapacità dell’involucro di garantire il benché minimo contenimento delle dispersioni termiche ed il mantenimento di livelli di comfort” richiesti dalla normativa.

Il nuovo ospedale consentirà di ridurre del 60% le emissioni di Co2: si passerà infatti dall’attuale fabbisogno energetico annuo di circa 37 milioni di kWh (e dispersione in atmosfera di 13 tonnellate di CO2) a un fabbisogno di 14,8 milioni di kWh.

E ancora, l’attuale ospedale è caratterizzato da “obsolescenza dell’assetto tipologico con una rigida e insufficiente articolazione degli spazi connettivi che rende impossibile la differenziazione dei percorsi di accesso ai reparti ed ai servizi. Gli spazi dedicati alla degenza ed ai servizi sono inoltre afflitti da scarsa flessibilità che ne impedisce il mutamento della destinazione d’uso anche in caso di necessità sopraggiunte connesse alla gestione di maxi emergenze”.

Costo dell’intervento: 250.702.754, di cui 238.167.616 finanziati dallo Stato e 12.535.137 dalla Regione.

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