Cronaca

Consiglio nazionale forense
Inaugurato l'anno giudiziario

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio Nazionale Forense che si è svolta oggi al Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma e alla quale hanno partecipato i presidenti di tutti gli ordini forensi d’Italia.

Nella sua relazione, la presidente del Consiglio Nazionale Forense Maria Masi ha lanciato l’allarme sulle riforme che riguardano la giustizia e ha auspicato una battaglia comune su questo fronte con la magistratura. Perché con l’occhio rivolto solo alla statistica, e cioè all’esigenza di ridurre i tempi dei processi, non solo si minano “sicuramente i diritti dei cittadini” e si “ridimensiona e sacrifica la funzione dell’avvocato”, ma si “rischia anche di trasformare il magistrato in burocrate”.

A poche settimane dall’entrata in vigore di gran parte delle norme che regolano il nuovo processo civile, “è emersa in maniera chiara l’attuale inadeguatezza di strutture e di risorse. La stessa inadeguatezza che ancora impedisce l’attuazione delle norme che invece regolano il nuovo processo penale”. Processi con poche risorse e strutture e dove la difesa rischia di avere un ruolo sempre più marginale, a scapito della tutela dei diritti dei cittadini.

Dopo la relazione della presidente Masi hanno preso la parola Margherita Cassano, primo presidente della Corte Suprema di Cassazione; Fabio Pinelli, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura; Francesco Paolo Sisto, vice ministro della Giustizia.

Per il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cremona era presente il presidente Alessio Romanelli. “Considero un grandissimo onore poter rappresentare, in questa solenne occasione, tutti gli avvocati del Foro di Cremona”. “Ho ascoltato con estremo interesse l’intervento della presidente Maria Masi e non posso che condividerlo in pieno”. “Ciò che più di altro merita a mio avviso essere sottolineato è il richiamo fortissimo alla funzione sociale dell’avvocato: quella di contribuire a riaffermare i diritti fondamentali e difenderli al cospetto di chi degrada strumentalmente la loro difesa a mera retorica. Questo magistero non si esaurisce nelle aule di giustizia, ma si svolge anche e soprattutto nella quotidianità della vita sociale e di relazioni. L’avvocato, anche quando crede di essere e di vivere come un semplice cittadino deve avvertire il dovere ontologico di essere altrettanto vigile e diligente nell’osservare questi stessi principi”. Infine, come è stato detto, “l’avvocatura deve sempre affermare con convinzione che il suo compito è soprattutto quello di tutelare i diritti degli altri. Diritti, se riconoscibili come tali, che non possono che essere uguali e come tali non discriminati e non divisibili”.

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