Impianto di biometano, 75 residenti
e il Comune di Gerre dicono no
L'iniziativa industriale è della società agricola acquisita da A2A per dar vita al primo dei progetti di riconversione energetica più volte annunciati dalla ex Lgh, ora A2A, e dal Comune di Cremona. Diffuso un appello con raccolta firme indirizzato a sindaco di Cremona e Provincia.
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Non solo i residenti di via Bosco (nel comune di Cremona) ma anche il comune di Gerre de Caprioli si muove contro il previsto impianto di biometano nei pressi del termocombustore. E’ partito ufficialmente un appello con raccolta firme, per chiedere a Comune e Provincia di Cremona di dire no al progetto promosso da A2A. Ecco il testo dell’appello diffuso, anche attraverso un video su Facebook, dal sindaco di Gerre Michel Marchi:
Ma si muovono anche i cittadini residenti in via Bosco chiedendo, attraverso una lettera aperta al sindaco di Cremona di essere ascoltati. La preoccupazione per l’impatto ambientale del progetto, da parte di ben 75 residenti in questa fascia periferica del Comune, era già emersa chiaramente qualche settimana fa, quando era apparso uno striscione lungo la strada, ma ora che si avvicina il termine della procedura autorizzativa in corso in Provincia, i residenti hanno deciso di rendere pubblica la lettera inviata al sindaco di Cremona.
“Siamo un gruppo di cittadini residenti lungo la via Bosco che intendono esprimere attraverso questa lettera, che renderemo pubblica tramite diffusione ai locali organi di stampa, la forte preoccupazione derivante dalla notizia dell’intenzione della multi utility A2A di realizzare un impianto per la produzione di Biometano a partire dai liquami provenienti dalla zootecnia, scarti
dell’industria agroalimentare e insilati all’interno dell’area limitrofa al termovalorizzatore di via San Rocco”, si legge.
TANTE PROMESSE DOPO L’INCENERITORE, POCHE REALIZZATE – “Molti di noi ricordano ancora le promesse fatte dall’amministrazione comunale e dalla Provincia di Cremona ai tempi della costruzione dell’inceneritore in prossimità della vecchia discarica e contro la volontà popolare chiaramente espressa dall’esito di un referendum consultivo. Da allora molti anni sono passati, ma le abitazioni della zona non sono mai state servite dalla pubblica fognatura, prospettata nel corso di molte dichiarazioni pubbliche a garanzia di compensazione dei carichi ambientali sul comparto e a fronte della perdita di valore che gli immobili hanno subito per molti anni.
“Analogamente, non sono mai state realizzate le infrastrutture viarie adeguate al carico dei mezzi che conferiscono i rifiuti presso l’impianto. Nel frattempo, però, senza aver mai coinvolto i residenti o esperito procedure partecipative, l’inceneritore è stato raddoppiato e intorno ad esso sono state realizzate la piazzola di raccolta differenziata e addirittura un impianto a biomasse
legnose, tutte infrastrutture che hanno ulteriormente incrementato il traffico veicolare, sia pesante che leggero nel comparto via Bosco, via Diritta, via San Rocco e le relative emissioni inquinanti.
UNA ZONA DIMENTICATA – “Le amministrazioni che si sono succedute negli anni hanno sempre dimenticato questa zona della città che, a parità di tariffe applicate dal Comune di Cremona, subisce addirittura modalità di raccolta dei rifiuti diverse da tutti gli altri cittadini cremonesi e non può contare su collegamenti di trasporto pubblico urbano minimamente funzionali”, continua la lettera aperta.
“Nonostante i recenti lavori di asfaltatura, la sicurezza stradale viene trascurata, come nel caso della discontinua e inadeguata manutenzione del verde pubblico, soprattutto lungo la via Bosco che, essendo sprovvista di marciapiede, costringe chiunque volesse raggiungere le fermate dei mezzi pubblici a camminare sulla carreggiata o, ancora, come per il guard rail posto su una delle curve più pericolose della via, abbattuto da un’auto in un incidente nel novembre del 2019 e mai più sostituito.
“Nemmeno la segnaletica orizzontale in corrispondenza delle fermate dell’autobus è mai stata ripristinata. Consapevoli di tanta pluriennale incuria e abitudine a calare forzatamente dall’alto decisioni che tanto impattano sulla sicurezza e la salute pubblica, siamo preoccupati nell’aver appreso di un simile progetto a seguito della comparsa di uno striscione lungo la pubblica via e delle dichiarazioni del Sindaco di un comune limitrofo”.
“IL COMUNE TUTELI LA NOSTRA SALUTE” – “Esprimiamo forte preoccupazione per la prossimità alle abitazioni di un impianto che per sua natura produce, come noto, emissioni odorigene nauseabonde e pericolose per la salute e che per essere alimentato comporta costanti flussi di mezzi pesanti e agricoli che con i loro rimorchi conferiscano i liquami necessari al ciclo
industriale dell’impianto e prelevino il digestato prodotto, generando volumi di traffico pesante, scarichi di emissioni e particolato sottile in quantità ingente.
Ci domandiamo quali siano le valutazioni effettuate sulla base di dati oggettivi e quale sia l’affidabilità di un’amministrazione che
non coinvolge i cittadini e, nel corso degli anni, ha tutelato il parco del Po e del Morbasco praticamente solo imponendo vincoli edilizi stringenti ai privati, quasi che i pericoli per l’ambiente e la salute pubblica derivino dalle civili abitazioni piuttosto che dal proliferare degli impianti industriali.
All’amministrazione chiediamo non solo risposte ma una concreta ed attiva tutela della sicurezza e della salute di noi cittadini che dopo quasi trent’anni di imposizioni e promesse mancate, non intendono subire passivamente altri sfregi”.
Seguono le 75 firme dei residenti. gb