Ambiente

Impianto biometano alle porte
di Cremona, istruttoria in salita

L'area a fianco della ex discarica di San Rocco e adiacente all'ìimpianto a biomasse dove si prevede venga realizzata la produzione di biometano

E’ uno dei principali progetti del programma Cremona 20/30, quello che sta creando preoccupazioni nel comune confinante di Gerre de Caprioli e nel mondo ambientalista. Si tratta dell’impianto per la produzione di biometano mediante digestione anaerobica che verrà alimentato con reflui di allevamenti, biomasse e altre materie organiche, con una potenzialità di trattamento superiore a 150 tonnellate/giorno e capacità produttiva pari a 500 Smc/h (standard metro cubo orario) di biometano che sarà immesso nella rete del gas. Sorgerà all’interno del parco del Po e del Morbasco, in un’area che il Comune di Cremona ha inserito mediante modifica al Pgt tra gli ambiti di rigenerazione urbana, dandole destinazione di  “Parco dell’economia circolare e delle energie rinnovabili”.

Un investimento da 12 milioni e 400mila euro, Iva esclusa, che porta la firma della società agricola Fragea, sede a Sesto Cremonese, ma ora a totale controllo del Gruppo A2A.  Al momento il progetto è in fase di istruttoria al Settore Ambiente della Provincia, per la verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale.

La pratica è stata avviata ad ottobre 2022, quindi l’11 gennaio la Provincia aveva richiesto integrazioni documentali. Il 2 febbraio la società agricola chiedeva una sospensione di 45 giorni per la presentazione di quanto richiesto, termine che si concluderà a breve, alla fine di marzo,  come si evince dai documenti caricati sul portale regionale Silvia.

Sette gli enti che avevano presentato fin da subito le osservazioni di competenza: oltre alla stessa Provincia, il Comune di Cremona, l’Arpa, la Soprintendenza Archeologica, Ato, Ats Valpadana e Comune di Gerre de’ Caprioli, preoccupato – ha già fatto sapere pubblicamente il sindaco Michel Marchi – per l’elevato traffico di mezzi pesanti che si verrà a creare su una viabilità inadeguata (via Diritta – via Bosco) e per le ripercussioni ambientali dell’intervento, vicino appena 150 metri alle prime abitazioni (guarda qui il servizio).

E non a caso è stata scelta questa localizzazione. Come si legge nello Studio Preliminare Ambientale, il  “sito è adiacente all’impianto a biomasse legnose di Linea Green S.p.A. e a poche centinaia di metri dal  termovalorizzatore di Linea Ambiente Srl, in un contesto quindi già fortemente antropizzato, nel quale sono già presenti impianti tecnologici per la produzione di energia da fonti rinnovabili con relativo personale .specializzato, uffici, servizi. Il sito è già dotato di infrastrutture e servizi: rete gas, elettrodotto MT, acquedotto, fognatura, ecc.; possibile sinergia con gli impianti tecnologici esistenti, in particolare per la fornitura di energia termica. Adeguata viabilità di accesso al sito attraverso la strada privata asfaltata, che consente l’accesso agli impianti esistenti, facilmente raggiungibile dalle principali arterie stradali senza interessare centri abitati”.

Proprio la localizzazione, invece, è una delle obiezioni sollevate dal Comune di Gerre de Caprioli e anche l’Arpa, nella propria richiesta di integrazione, evidenzia che gli edifici ad uso abitativo lungo via Bosco più vicine all’impianto, debbano essere “assimilate ad aree residenziali e non ad aree rurali”.

L’INTEGRAZIONE ALLO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE – Già a novembre 2022 lo Studio Ori & Arienti aveva prodotto uno studio integrativo che in 23 pagine dava risposte ad alcuni dei rilievi mossi nelle osservazioni. Tra l’altro, grande attenzione veniva dedicata alla componente paesaggistica, con la previsione di interventi di mitigazione ambientale. “A tutela – si legge a pag. 14 –  e salvaguardia della biodiversità e, più in generale, di tutte le componenti ambientali interessate direttamente e/o indirettamente dal progetto proposto, verranno adottate soluzioni tecniche e componenti tecnologiche che consentiranno di ridurre o annullare gli effetti negativi su elementi sensibili della biodiversità nelle fasi di realizzazione, di esercizio e di eventuale dismissione dell’opera.
Ciò premesso, oltre all’adozione di mitigazioni basali, il progetto in esame contempla anche la proposta di realizzare un bosco compensativo di superficie pari a 7600 m2. Il progetto di bosco compensativo, a firma dello Studio Ori+Arienti, andrà a collocarsi in piena continuità con il bosco realizzato tra il 1999 e il 2000 intorno al termovalorizzatore e oggi caratterizzato da buona qualità agronomica e forestale (classificato come areale di I livello della Rete Ecologica Regionale).
Riprendendo i contenuti del progetto di compensazione dell’Arch. Maurizio Ori, gli spazi verdi saranno così ripartiti:
• 4.900 mq circa di superficie piantumata a bosco, con essenze arboree, essenze arbustive e prato fiorito;
• 2.700 mq circa di superficie piantumata con filare, con essenze arboree, essenze arbustive e prato fiorito;
• 8.300 mq circa di superficie a prato fiorito (comprensiva di una porzione pari a circa 6.100 mq destinata alle eventuali future espansioni dell’impianto).
Questa compensazione permetterà di ricreare connettività ecosistemica all’interno di un areale in cui, come descritto in precedenza, già oggi convivono elementi naturali tipici dell’agroecosistema con, contrapposti, insediamenti produttivi antropici. Si potrà così favorire il ripopolamento delle specie vegetali ed animali in aree oggi deframmentate, nonché favorire la produzione di O2 e il contestuale assorbimento di CO2, che la trasformazione urbanistica comporta”.

ALCUNE OSSERVAZIONI DEGLI ENTI – Tra i rilievi della Provincia: “non sono presenti – si legge –  precisi ragguagli sulla localizzazione dei terreni adibiti all’approvvigionamento della biomassa da utilizzare nell’impianto ed allo spandimento del digestato, né sulla natura delle “colture energetiche” praticate; si ritiene invece che tali informazioni siano necessarie al fine della presente procedura”. “La valutazione del proponente, che ritiene “…improbabile che la costruzione o l’esercizio dell’impianto possa essere connesso con il verificarsi di eventi potenzialmente inquinanti delle acque superficiali o della falda” non appare un’analisi basata, come invece sarebbe necessario, su un sufficiente grado di approfondimento scientifico”.

L’Ats Val Padana chiede “uno studio di ricaduta degli inquinanti (stato ante e post opera) emessi dall’impianto, (compreso il traffico veicolare indotto e gli impatti comulativi) ai ricettori individuati nello studio di impatto odorigeno” e una valutazione “adeguatamente commentata in rapporto agli impatti dell’impianto, delle più recenti schede relative al profilo di salute della popolazione del comune di Cremona disponibili sul sito web di Ats Val Padana”.
E ancora: “Al fine di permettere un efficace allontanamento delle emissioni inquinanti/ odorigene potenzialmente provenienti dall’interno delle strutture (capannone sottoprodotti e capannone essiccatoio digestato) si ritiene opportuno che l’impianto di aspirazione preveda punti di captazione alle sorgenti (….)”.
E proprio per quanto riguarda gli odori, l’azienda sanitaria chiede una particolare attenzione per il vicino quartiere Battaglione, consigliando una struttura chiusa e non soltanto coperta da tettoia per lo stoccaggio del digestato solido. gbiagi

 

 

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