Cronaca

Trans pestata e rapinata: "Mi
assillava per essere pagata"

Pensava di aver contrattato una prestazione sessuale con una donna, ma quando aveva scoperto che era una trans, si era rifiutato di consumare il rapporto e se n’era andato dall’abitazione. Nei giorni successivi, il cliente sarebbe stato assillato a causa del mancato pagamento. Sono le confidenze che Gerald Hasa aveva fatto due giorni dopo i fatti a un poliziotto che conosceva. Hasa e il suo connazionale Mario Basho, entrambi 30enni albanesi, sono a processo per lesioni e rapina nei confronti di Miranda, 30 anni, transessuale di origini thailandesi, aggredita e derubata alle 13 dello scorso 23 maggio nella sua abitazione al sesto piano di via Panfilo Nuvolone al quartiere Cambonino.

Oggi in aula avrebbe dovuto essere sentita la testimonianza della vittima, che parla poco l’italiano, ma a causa dell’assenza dell’interprete di lingua inglese, Miranda dovrà tornare il prossimo 21 marzo.

L’avvocato Curatti

E’ stato invece sentito il poliziotto della Questura con cui Hasa, due giorni dopo l’accaduto, si era confidato. All’agente, l’imputato aveva raccontato di aver scoperto che la escort in realtà era una trans e di non aver più voluto consumare il rapporto. Ma Miranda lo assillava per essere pagata, e così lui aveva deciso di presentarsi nell’abitazione di via Panfilo Nuvolone con “una persona di sua conoscenza” per convincerla a desistere. “So che c’era stato casino”, ha riferito il poliziotto, “ma credevo fossero volati insulti o minacce, non ero a conoscenza che c’era stato uno scontro fisico”. Al poliziotto, Hasa aveva detto di aver portato via a Miranda sia il cellulare che il tablet perché lei si era rifiutata di cancellare i messaggi che lo riguardavano.

Entrambi gli imputati, anche oggi presenti in aula, sono difesi dall’avvocato Luca Curatti. Ad assistere all’udienza c’era anche la moglie di Hasa.

Secondo quanto ricostruito dalla procura, i due albanesi avevano contattato la vittima su un sito di incontri sessuali, riuscendo a prendere appuntamento. Una volta entrati in casa, però, era scattata la violenza: Miranda era stata pestata più volte, tanto che aveva riportato lesioni per una settimana, e poi rapinata di 500 euro, due telefonini, un computer, un Iphone e una webcam. Basho l’avrebbe afferrata per il collo e l’avrebbe spinta contro la libreria, minacciandola con un coltello e con un cacciavite che le avrebbe puntato al fianco, dicendole di stare zitta e di non urlare, mentre l’amico le avrebbe premuto la mano sulla bocca per impedirle di gridare e di divincolarsi, e colpendola con alcuni schiaffi. Nel frattempo Basho si sarebbe impossessato della refurtiva. I due, infine, avrebbero trascinato la vittima in camera da letto, colpendola con calci e pugni per poi afferrarla nuovamente al collo stringendo al punto da farla quasi soffocare.

Le indagini degli agenti della Squadra Mobile si erano concentrate, oltre che sulla testimonianza di Miranda, anche sull’analisi dei sistemi di videosorveglianza e dei varchi stradali. Basho era stato arrestato a Sassuolo, dove risiede, e accompagnato nel carcere di Modena, mentre Hasa si era costituito in Questura accompagnato dal suo legale.

Sara Pizzorni

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