Cronaca

Il Quarto Stato rubato per questioni
politiche. Ma non fu l'imputato

Una riproduzione del poster è stata
donata al titolare de "Il Foppone"
dall'Associazione Pellizza da Volpedo

Il poster de “Il Quarto Stato”, il dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo realizzato tra il 1898 e il 1901 raffigurante le rivendicazioni dei lavoratori di fine Ottocento e conservato nella Galleria d’Arte Moderna di Milano, è tornato nella sala principale del ristorante “Il Foppone” di Cremona. Non si tratta, però, della stessa riproduzione che era stata rubata nel maggio del 2019 a Claudio Violanti, titolare dell’osteria. Venuti a conoscenza del furto, i rappresentanti dell’Associazione Pellizza da Volpedo, in segno di solidarietà, gliene hanno inviato una copia.

Un furto per questioni politiche, quello del poster rubato a “Il Foppone”, per il quale è finito a processo Gianluca Rossi, 33 anni, di Cremona, storico esponente del centro sociale Dordoni e abituale frequentatore del ristorante, oggi assolto “per non aver commesso il fatto”. Un furto politico in quanto quella riproduzione a cui Violanti teneva molto, sia per ragioni affettive, quanto ideologiche, il ristoratore non sarebbe stato degno di averla. Violanti, infatti, sarebbe stato “colpevole” di aver accolto e servito a cena nel suo locale il 18 maggio del 2019, qualche sera prima del furto, i rappresentanti di CasaPound Italia, che in sala Rodi avevano tenuto un incontro alla presenza del segretario nazionale Simone Di Stefano, arrivato a Cremona per dar man forte a Diego Ratti, già segretario provinciale del Movimento Sociale Italiano ed esponente della destra storica cittadina, all’epoca candidato sindaco alle elezioni comunali.

A processo, anche il pm ha chiesto l’assoluzione di Rossi, assistito dall’avvocato Sergio Pezzucchi, Non c’erano prove che fosse lui l’autore del furto. C’erano, invece, per l’avvocato Massimiliano Cortellazzi, parte civile per il titolare del ristorante, che all’epoca dei fatti aveva sostenuto che l’imputato stesso, nel corso di una discussione, gli aveva confessato di essere il responsabile del furto del poster, ritenendo il proprietario indegno di esporlo. Dichiarazioni che oggi in aula l’imputato ha smentito.

“Non sono stato io”, ha ribadito Rossi, che ha riferito che quel giorno, prima che gli esponenti di CasaPound entrassero nel ristorante, avevano raggiunto la vicina sede dell’Anpi, in via Foppone al civico 3, per farsi una foto ricordo. “Un atto grave”, ha aggiunto l’imputato, “un atto che aveva suscitato grande scalpore tra gli ambienti di sinistra. Sarebbe stato più logico che quelli di CasaPound fossero andati a mangiare alla trattoria Cerri…”. Al giudice, Rossi ha poi ammesso di aver avuto un’accesa discussione con Violanti per il fatto di aver ospitato gli esponenti di destra, ma ha negato di avergli detto di aver rubato il quadro. A “Il Foppone”, Rossi non aveva messo più piede.

La parola di uno contro quella dell’altro. Nessun valore aggiunto è arrivato neppure dalla testimonianza di un cliente del locale che nel 2019 aveva dichiarato di aver riconosciuto il ladro nella persona di Gianluca Rossi, ma che in seguito non lo ha più confermato. Per il suo assistito, l’avvocato Cortellazzi non ha chiesto alcun risarcimento. L’unica cosa che il ristoratore voleva era la restituzione di quel poster. Cosa mai avvenuta. Il poster rubato non è mai stato, nè trovato, nè restituito.

L’avvocato Cortellazzi

Ora lo spazio vuoto sulla parete del locale è stato di nuovo riempito con la nuova copia grazie alla donazione di Pierluigi Pernigotti, direttore responsabile dei Musei di Pellizza. “Il solo fatto che lei avesse deciso di esporre il poster”, si legge nella lettera, “la rende simpatico ai nostri occhi, e quindi amico e sodale nell’ammirazione per il quadro che Pellizza di Volpedo volle dedicare ai lavoratori nell’ormai lontano 1901. A distanza di così tanto tempo, è un’opera che continua a parlarci e ad emozionarci, anche a dividerci, in alcuni casi, sintomo di una vitalità che va ben aldilà del tempo che scorre”.

Sara Pizzorni

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