Cronaca

Carcere, Garante:
"Criticità sociali e strutturali"

E’ stata pubblicata in queste ore la Relazione delle Attività del Garante Provinciale delle Persone Private della Libertà Personale, che fa il punto sulla situazione del carcere di Cremona. Nulla che non fosse già conosciuto, ma il documento pone l’accento non solo sui problemi ormai annosi, come il sovraffollamento e l’alta percentuale di stranieri, ma anche sull’andamento degli ingressi e delle uscite dell’ultimo anno, nonché le attività fatte e quelle che mancano all’interno della struttura.

Una criticità non da poco che emerge è quella della difficoltà di reinserimento dei detenuti nel tessuto sociale. Basti pensare che solo 11 dei 448 detenuti presenti svoltono un’attività lavorativa o di tirocinio.

Altro problema rilevato è lo stato di manutenzione della struttura: si evidenzia infatti, come riporta la relazione, “la necessità di significativi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria”. Purtroppo il budget attualmente disponibile non è sufficiente: “la corretta gestione degli interventi manutentivi richiederebbe una programmazione
economica – temporale con la costante supervisione di un ausilio tecnico e/o la presenza in loco di personale tecnico specializzato per la definizione di progettualità ad hoc” si legge nel documento.

In ogni caso, qualche lavoro è stato fatto, compatibilmente con le disponibilità economiche: l’avvio dell’iter per l’attuazione del risparmio energetico, la verifica per il rispetto della normativa di riferimento inerente gli impianti della cittadella penitenziaria, con l’avvio parziale dei lavori, la sanificazione degli ambienti, la fornitura di beni materiale per la popolazione detenuta per la vita quotidiana, alcuni lavori di ripristino per la vivibilità interna nei reparti detentivi mediante ristrutturazione (in parte) e tinteggiatura ambienti, la sostituzione degli arredi urbani, parco giochi, antistante al complesso carcerario a disposizione della cittadinanza cremonese.

Il Garante, nella sua relazione, ribadisce altresì il problema degli episodi di violenza, che per il 50% riguardano autolesionismo, per il 18% manifestazioni di protesta individuali, per il 12% tentati suicidi, per l’11% violazioni di norme penali, per il 5% proteste collettive e per il 3% aggressioni al personale di polizia penitenziaria. Le persone presenti al 31 dicembre 2022, nell’istituto penitenziario cremonese sono n. 448 rispetto a n. 394 previsto come dato numerico della capienza regolamentare, di cui il 64% stranieri ed il rimanente 36% italiani.

“La relazione mostra a consuntivo le attività svolte nel corso del 2022 oltre ad offrire una fotografia di insieme, supportata da dati e statistiche, con le realtà delle altre realtà circondariali” ha precisato il Presidente della Provincia di Cremona, Paolo Mirko Signoroni. “Inoltre vi è un dettagliato resoconto delle attività svolte, grazie al lavoro svolto dal Garante, a beneficio degli ospiti della Casa Circondariale e degli interventi svolti dall’Amministrazione stessa a livello strutturale e progettuale ed evidenziando al contempo, criticità in linea con la situazione nazionale e positività rispetto ai trattamenti ed interventi attuati”.

“L’anno 2022 è ancora segnato dal fenomeno della Pandemia da Covid- 19 che, seppur con una influenza minore, non ha mancato di denotare ancora quanto l’ambiente penitenziario sia fragile nella gestione a lungo termine di situazioni sanitarie di un approccio complesso e duraturo nel tempo” ha sottolineato la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Ornella Bellezza.

“Permane la problematica del sistema carcerario italiano inerente alle strutture con spazi limitati che, obbligatoriamente, deve accogliere un numero di detenuti superiore alla normale capienza scoprendo, ancora una volta, la reale difficoltà di affrontare le tematiche del carcere per addivenire ad una vera e concreta soluzione del fenomeno del sovraffollamento.

Gli spazi limitati e le carenze strutturali, che caratterizzano parte degli edifici penitenziari italiani uniti, a volte, alle carenze igieniche, ad un sistema sanitario fragile, ad una precarietà di un’organizzazione d’emergenza, data dagli ambienti effettivi a disposizione per la gestione dei soggetti colpiti dal Covid-19 per la sua declinazione sanitaria hanno, se vi era la necessità di una ulteriore conferma, stigmatizzato l’immagine di un sistema penitenziario italiano bisognoso di “concrete attenzioni con finalità risolutive di annose e croniche situazioni”. conclude la garante.

LaBos

 

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