Cronaca

Melega, il vice procuratore:
"Anche io caduto nella truffa"

C’è anche un vice procuratore onorario, l’avvocato Fabio De Iorio di Napoli, tra i truffati del sito di e-commerce Mara Shopping (che vendeva a prezzi stracciati prodotti di elettronica): il legale si è seduto al banco dei testimoni giovedì mattina, nel corso di una delle udienze del processo nei confronti di Marco Melega, l’imprenditore cremonese accusato di associazione a delinquere finalizzata alle truffe online, frode fiscale, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.

Secondo l’accusa, l’imputato avrebbe messo in piedi un sistema di truffe online, che passava dalla costituzione di società fittizie intestate a prestanome, che venivano pubblicizzate sui media naziomali, e che vendevano merce di vario genere a prezzi molto concorrenziali. Un sistema ingegnoso, che ha tratto in inganno migliaia di persone.

De Iorio, costituitosi parte civile attraverso l’avvocato Federica Vianello, ha raccontato di aver notato la pubblicità del sito sui canali nazionali. “I prezzi, riservati a possessori di partita iva, erano effettivamente convenienti e il tutto era gestito in modo tale da poter ottenere le offerte solo a particolari condizioni di acquisto”. L’avvocato volle fare una verifica ulteriore: “Notai che lo stesso brand era presente anche su Amazon, per la vendita a privati, con recensioni positive. Anche controllando su Trust Pilot (sito di recensioni verificate) vidi diverse recensioni positive. Mi lasciava perplesso il pagamento con bonifico, ma la loro spiegazione era che in questo modo azzeravano le commissioni”. Aveva così deciso di procedere all’acquisto di un computer e di un telefono cellulare. Tuttavia, dopo il pagamento, erano iniziati i ritardi sulla consegna, con uno scambio di mail tra cliente e azienda, la quale rassicurava che il prodotto non era disponibile sul momento ma che sarebbe arrivato entro fine mese.

A questo punto, tuttavia, l’avvocato si era insospettito. “Chiesi se era possibile annullare l’ordine perché volevo farne uno di importo più elevato, e quindi di rimborsarmi il primo per permettermi di farne uno successivo. Inizialmente mi dissero che mi avrebbero fatto il rimborso, entro 90 giorni, ma ovviamente non accadde nulla. In maggio, quando avrei dovuto riceverlo, scoprii che il sito era stato sequestrato dalla Guardia di Finanza”. Il vice procuratore fece quindi una serie di ricerche ulteriori, “scoprendo che il brand esisteva davvero, in precedenza, ma che era stato rilevato successivamente per mettere in atto la truffa. I feedback positivi erano relativi alla vecchia gestione. Nel frattempo erano apparse anche una sfilza di recensioni negative su Trust Pilot”. Di qui, la scelta di denunciare.

Analoghe anche le esperienze degli altri testimoni, 20 in tutto quelli sentiti nella mattinata di giovedì, provenienti un po’ da tutta Italia, dalla Puglia al Veneto: clienti che si erano rivolti a Mara Shopping per comprare computer portatili, cellulari e play station, senza mai ricevere la merce ordinata e senza più avere indietro i propri soldi, nonostante mail e telefonate di rassicurazione da parte dell’azienda, la Domac Srl. Tra i truffati tanti professionisti e negozianti che, fidandosi della pubblicità su canali nazionali e dall’apparente buona strutturazione dell’azienda, sono caduti nella rete.

Ma le aziende truffaldine erano più di una: c’è chi ha perso cifre importanti, come 5mila euro, nell’acquisto di buoni benzina, o spumanti e champagne, mai ricevuti. In questi ultimi due casi, addirittura, la decisione ad acquistare era stata presa in seguito alla ricezione di mail promozionali.

Altri testimoni ancora verranno sentiti nel corso della prossima udienza, in programma il 23 febbraio.

Laura Bosio

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