Cronaca

Vigili "sceriffi", la vittima:
"Io ammanettata e portata via"

Una vera e propria scena da Far West quella raccontata dalla signora Cinzia, seduta al banco dei testimoni durante la nuova udienza del processo contro i quattro agenti della polizia locale sospesi dal Comune (fino al termine del giudizio di primo grado) e accusati di abuso d’ufficio e falso ideologico. Gli imputati sono Angelo Sorvillo, 34 anni, napoletano, il romagnolo Marco Matteucci, 34 anni, Paolo Villa, 49 anni, di Cremona, e Giacomo Matteo Trimarchi, 36 anni, lodigiano, ai quali vengono contestati tre diversi episodi. Uno di questi, risalente al 27 ottobre 2020, riguarda proprio Cinzia, ex tabaccaia, che accusa Sorvillo e Matteucci di un presunto arresto illegale: gli agenti quel giorno erano intervenuti a casa sua in quanto, dopo un litigio con il compagno e in stato di ebbrezza, aveva gettato fuori dall’abitazione alcuni effetti personali dell’uomo.

La donna, parte civile nel processo, assistita dagli avvocati Alessandro De Nittis e Marco Fantini, è stata sentita nell’udienza di lunedì dal pm Andrea Figoni. “Erano circa 7.30 della sera ed ero a casa, quando ho sentito suonare il citofono, ripetutamente” racconta. Una volta scesa ad aprire, si era trovata di fronte i due agenti in divisa. Questi le avevano intimato di raccogliere gli oggetti sparsi in strada, (“che io avevo messo dentro a delle scatole, ordinatamente, mentre li ho ritrovati sparpagliati” ha detto lei).

Era seguito uno scambio verbale tra lei e gli agenti, non ben chiaro nei ricordi della donna, che della concitazione del momento ha ricordi un po’ confusi. “Ho anche chiesto loro di fermare il traffico mentre raccoglievo gli oggetti sparpagliati, perché temevo di essere investita” evidenzia. “Loro avevano un atteggiamento strafottente. E io alternavo momenti di paura ad altri in cui cercavo di rispondere a tono, difendendomi. Speravo di veder giungere qualcuno, un volto amico”. Gli agenti in quel frangente le avrebbero detto che visto che si rifiutava di fornire le generalità, l’avrebbero accompagnata in caserma.

Poi la situazione, sempre secondo il racconto di lei, era degenerata. “Ad un certo punto mi hanno presa il braccio e mi hanno ammanettata al polso sinistro. Credo di aver provato a difendermi, così mi hanno buttata a terra e messo le manette, mettendomi un ginocchio sulla schiena. A quel punto ho iniziato ad urlare”.

Il racconto è abbastanza confuso: non è chiaro se gli agenti le abbiano effettivamente chiesto le generalità e se lei si sia rifiutata di rispondere: “Ho indicato più volte il citofono dicendo che il mio nome era quello” racconta. “Del resto i documenti li avevo in casa”.

Infine Cinzia era stata accompagnata in caserma, dove l’atteggiamento prevaricatore dei vigili era continuato. “Mi hanno portato in una stanza e hanno inniziato a deridermi e a spintonarmi da una parte all’altra della stanza e mi davano calci negli stinchi” evidenzia. Nel racconto emergono anche altri presunti soprusi: “Mi hanno spruzzato in faccia lo spray disinfettante con la scusa che c’era il Covid ed io ero senza mascherina. E ad un certo punto uno dei due agenti (identificato poi come Sorvillo) mi ha dato un colpo sul seno destro, facendomi ribaltare all’indietro con la sedia. A quel punto mi sono messa a piangere, ma mi hanno imposto di raccogliere la sedia”. I segni delle violenze sul suo corpo sono stati testimoniati da una serie di foto, che il compagno ha scattato alla vittima nei giorni successivi.

L’incubo era finito due ore dopo, quando la figlia era andata a prenderla e l’aveva riportata a casa. La donna, in seguito all’episodio, era stata indagata per resistenza e violenza contro pubblico ufficiale, ma la sua posizione è stata archiviata.

Durante l’udienza è stata sentita anche la testimonianza dell’ex comandante dei Nas Raffaele Marongiu, in merito a un altro episodio, che viene contestato al solo Sorvillo: secondo l’accusa il vigile, in quel momento fuori servizio, aveva filmato con il telefonino le auto in sosta vietata davanti alla scuola materna Castello di via Garibotti, compilando i verbali per le sanzioni solo successivamente, una volta rientrato al lavoro, non dando così l’opportunità di contestare subito il verbale.

“Il 24 dicembre ho ricevuto notifica di una violazione amminisrtrativa per un divieto di sosta avvenuta il 12 novembre in prossimità della scuola Castello” ha raccontato. “Il documento ha suscitato in me alcune perplessità. Mi si contestava un orario, le 15.58, quando io solitamente accompagno mia nuora all’asilo a 15.20 e a 15.30 me ne sono già andato. Inoltre c’era scritto che il conducente non era presente a bordo del veicolo mentre io aspetto mia nuora sempre in auto (o nelle immediate vicinanze). In quel verbale ho visto dei reati, perché si andava nel falso. Non è passato nessuno a contestare nulla, non c’erano agenti in divisa presenti”.

Al termine delle deposizioni, il giudice ha disposto il rinvio al 2 maggio, per la citazione dei testi di parte civile.

Laura Bosio

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