Economia

Meno soldi in busta paga, ma più
tempo: cresce il fenomeno dimissioni

Nel 2022 cassa integrazione ordinaria in linea con il periodo pre-pandemia, nelle aziende metalmeccaniche osservate dalla Fim Cisl Asse del Po in tutta la provincia di Cremona. Con il fenomeno delle dimissioni sempre più evidente soprattutto nella zona del castelleonese e del cremasco

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A dispetto delle previsioni, il settore metalmeccanico in provincia di Cremona ha tenuto dopo l’ondata pandemica da Covid 19 che ha messo in ginocchio molte imprese in altri settori. L’angolo di osservazione è quello delle settimane di cassa integrazione ordinaria (CIGO) richieste nel 2022, che non si discostano dalla situazione precedente al 2020.

Come rileva Monica Tonghini, segretaria generale Fim Cisl Asse del Po, “dal nostro osservatorio nel corso del 2022 il settore metalmeccanico della provincia di Cremona ha visto una richiesta di utilizzo dell’ammortizzatore sociale per fermi produttivi legati a mancanza di componenti elettronici, all’elevato costo delle materie prime causa aumento dei costi dell’energia elettrica e carburanti anche se il settore è stato coinvolto da queste fermate in modo marginale se paragonato ad altri settori merceologici”.

“C’è poi il tema della carenza di materie prime (e conseguente aumento esponenziale del loro costo) che già nel corso del 2021 si era riscontrato e accentuato a causa del conflitto in Ucraina; una volta riapertosi il mercato, l’anno successivo, parecchie aziende per timore di rimanere sprovviste di merce, hanno teso a riempirsi di scorte, ma poi hanno dovuto assistere ad un calo di ordinativi. Di qui la necessità di lasciare a casa per qualche tempo i lavoratori, fenomeno che, unito al caro bollette, ha determinato l’aumento delle richieste di Cassa nell’ultimo trimestre dell’anno, con dei picchi fra ottobre e novembre, per poi tornare a scendere”.

C’è poi un  fenomeno che sta avanzando sempre più anche nel settore metalmeccanico ed è quello delle dimissioni, in sintonia con quanto si rileva a livello nazionale, un meccanismo  che si è accentuato dopo l’esperienza dello smart working e della stasi forzata durante la pandemia. “Abbiamo riscontrato – afferma Tonghini – un aumento del numero di addetti che vengono da noi per la procedura delle dimissioni. Lo vediamo soprattutto per le aziende dell’alto Cremonese, quindi la zona di Castelleone e di Crema. E non si tratta solo di quadri, dirigenti, impiegati, ma anche di operai. Che quasi sempre lasciano il lavoro perchè ne hanno già trovato un altro, che magari è meno retribuito, ma lascia più ore libere. Si sta cominciando a capire, insomma che lo stipendio non è l’unico parametro sul quale commisurare la redditività di un impiego, ma c’è anche il tempo, che anzi sta assumendo un importanza sempre maggiore”.

Tornando ai dati relativi alle richieste di CIGO, l’andamento negativo dell’ ultimo trimestre del settore metalmeccanico a Cremona è in linea con quanto è accaduto nel settore a livello regionale. In Lombardia, nell’ ultimo trimestre, la richiesta di ammortizzatori sociali da parte di aziende metalmeccaniche è aumentata del 77% rispetto al trimestre precedente e del 48% rispetto al primo trimestre dell’ anno. E anche a livello nazionale l’andamento è lo stesso.

“Possiamo dire – aggiunge Tonghini – che il sistema metalmeccanico industriale ha dimostrato una tenuta produttiva e occupazionale migliore dei timori e delle criticità presenti dettate da costi energetici esponenziali ma anche criticità, che stiamo denunciando con proposte concrete, nel settore automotive derivanti dalla transizione ecologica. Per questo chiediamo un confronto con il Ministero del Lavoro, al fine di confrontarci sulle priorità e gli strumenti che devono caratterizzare una seria politica industriale da troppo tempo assente nel nostro Sistema Paese.

I NUMERI –  Per quanto riguarda l’industria, nelle 18 aziende monitorate dalla Fim Cisl, sono state 215 le settimane di Cassa integrazione richieste nel 2022, per un totale di 658 dipendenti coinvolti su 725 occupati, quindi l’utilizzo della Cassa è stato ben al di sotto del 100%. In tutta la provincia non si sono presentate nell’anno situazioni di crisi strutturali che hanno necessitato di attivazione di cassa integrazione guadagni
straordinaria o di contratti di solidarietà, come non si sono fatti accordi di licenziamento collettivo.
Diversa la situazione del settore artigiano. Trattandosi quasi prevalentemente di conto terzisti, le 19 aziende monitorate dall’Osservatorio coinvolte nelle richieste dell’ammortizzatore sociale artigiano (FSBA) hanno sofferto sia dell’internalizzazione di lavorazioni da parte delle aziende loro clienti, sia della riduzione delle commesse. I lavoratori del settore metalmeccanico artigiano coinvolti sono stati 95 su un totale di
105 occupati per le 140 settimane richieste complessivamente nell’anno.

Più coinvolto dalla crisi è stato il Cremasco, dove maggiore è la concentrazione di aziende metalmeccaniche, con 236 settimane di CIG richieste a fronte delle 90 nel Casalasco, 71 del distretto cremonese e 32 di quello soresinese.  gbiagi

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