Pieve d'Olmi e San Daniele si
fondono. Sabato il primo Consiglio
I sindaci dei comuni di Pieve d’Olmi e san Daniele Po hanno deciso: si parte con la procedura per diventare un’unica realtà amministrativa. L’iniziativa intrapresa la scorsa estate dal sindaco Attilio Zabert è stata accolta dal comune confinante, anche per trovare una soluzione alle sue problematiche finanziarie che “troveranno – si legge in un comunicato diffuso oggi – una ulteriore via di superamento, avvalorata dai maggiori contributi che un simile procedimento garantirà per i prossimi 10 anni. Al contempo il comune di Pieve d’Olmi si vedrà assicurate entrate tali da garantire il mantenimento e il miglioramento di servizi essenziali alla cittadinanza”.
Sabato 4 febbraio a San Daniele Po e martedì 7 febbraio a Pieve d’Olmi, si svolgeranno i consigli comunali per deliberare l’inizio dell’iter di fusione.
Il comunicato congiunto di Zabert e del collega Davide Persico spiega che “solo unendo le forze potremo affrontare meglio le sfide future” e pertanto “le due amministrazioni hanno deciso di dar vita all’iter burocratico che porterà i cittadini ed esprimersi a riguardo di tale operazione.
Il processo di fusione, infatti, non è una operazione esclusivamente amministrativa e politica, ma necessita del parere espresso dalla cittadinanza attraverso un referendum affinché possa compiersi.
Le due amministrazioni comunali ritengono inopportuno negare questa possibilità di scelta dei cittadini, rendendoli, con l’attivazione delle operazioni di inizio procedimento, consapevoli, responsabili e partecipi delle scelte utili a garantire un futuro migliore per i propri paesi, che diverrebbero un tutt’uno”.
“A differenza di altre esperienze di condivisione di servizi come ad esempio l’unione Oglio Ciria – ci aveva spiegato Zabert lo scorso luglio – tra san Daniele Po e Pieve d’Olmi c’è una contiguità territoriale che secondo me è il vero valore aggiunto. Occorre fare un discorso di territorio, non certo di vicinanza o di simpatia politica, per guardare con una certa lungimiranza ad un futuro in cui sarà sempre più difficile, come lo è già ora, garantire un minimo di servizi e chiudere i bilanci per i piccoli comuni”.
La fusione servirebbe per evitare la moltiplicazione degli organi gestionali che invece c’è nelle unioni, strumento che non ha avuto molto successo in provincia di Cremona”.
Le due amministrazioni quindi faranno iniziative informative rivolte alla cittadinanza per chiarire eventuali dubbi e valutazioni: “Stiamo lavorando – scrivono i due primi cittadini – con la consapevolezza piena che questa strada da percorrere insieme sia la migliore possibile per il futuro dei nostri cittadini.