Cronaca

Conferiti i Ministeri a cinque
seminaristi. Cerimonia in Duomo

La comunità diocesana si è stretta domenica 29 pomeriggio intorno a cinque seminaristi che in Cattedrale hanno ricevuto i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato. Una celebrazione essenziale, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, fatta di segni e preghiera raccolta, apertasi con una lunga processione di seminaristi, vicari, parroci e rappresentanti del Capitolo della Cattedrale. Il libro delle Sacre scritture e il vassoio del Pane (patena) sono stati i simboli dei Ministeri, conferiti rispettivamente a due religiosi dei Missionari di Gesù e di Maria (la cui Casa madre ha sede nella diocesi di Kpalime, in Togo, e in formazione a Cremona) fra Godfroy Agbodgi e fra Daniel Dossou Kossi, diventati Lettori, e tre studenti di quinta Teologia del Seminario vescovile di Cremona, Alberto Fa’ di Pizzighettone, Valerio Lazzari di Vicomoscano e Giuseppe Valerio di Spinadesco, diventati accoliti.

«Siamo contenti di stringerci a voi – ha detto il vescovo rivolgendosi ai candidati ai ministeri – perché dall’incontro tra la vostra vocazione, le attese della gente e la Parola di Dio veramente vediamo cosa sta facendo il Signore di noi». E di questa unità intorno ai candidati ne è stata dimostrazione la Cattedrale (che è sempre una cornice di straordinaria bellezza artistica) gremita di amici, parenti, rappresentanti delle parrocchie dove i seminaristi operano e danno testimonianza, nei tempi a questo dedicati che si alternano allo studio.

«Ora – ha proseguito Napolioni – entrate in maniera attiva nella Chiesa delle Beatitudini». Quelle Beatitudini proclamate nel Vangelo di Matteo che sono un invito coraggioso al cambiamento. «Beatitudini – ha continuato il vescovo – che sono una pagina specchio del segreto della vita. Sarete chiamati a essere lettori delle Beatitudini, cioè a leggere la vita vera, come sarete chiamati (questo vale per i 3 accoliti) a celebrarle, a servire l’altare, a seguire il Cristo».

I numeri non devono spaventare perché la chiamata è per tutti (e su questo il vescovo ha insistito sin dalla prime parole della celebrazione eucaristica), ma «pochi, poveri e umili significa un nucleo incandescente di semplicità di vita dove circola il perdono, la tenerezza come un cenacolo».

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...