Economia

CNA, Parma: "Caro-energia e inflazione
frenano competitività e ottimismo"

“Questo sarà un anno decisivo per la ripresa economica dopo il duro periodo legato alla pandemia. Non partiamo con delle certezze e le nostre imprese sentono tutto il peso delle incertezze legate al caro-energia e all’inflazione. Dobbiamo vigilare attentamente e fare ogni sforzo che ci è possibile per invertire la rotta”. E’ il commento del Presidente di CNA Cremona Marcello Parma all’inizio di questo 2023 che si presenta ricco di sfide.

Da una indagine condotta a livello nazionale da CNA su circa mille imprese è l’incertezza che emerge come grande protagonista dello scenario economico per il 2023. Caro-energia e inflazioni le principali criticità che avranno un impatto negativo sull’attività delle imprese.

“Oltre sei imprenditori su 10 – continua Parma – non formulano previsioni sull’economia italiana, il 13,5% prevede una recessione mentre uno su quattro prevede che l’Italia continuerà a crescere anche se in rallentamento. Alla grande incertezza le imprese rispondono con prudenza e cautela. Quasi il 40% degli intervistati dichiara che ridurrà gli investimenti e quasi uno su tre prevede una discesa del fatturato. Se queste previsioni o timori fossero confermati dai fatti, di certo, la situazione sarebbe alquanto grave”.

Nell’indagine viene evidenziato come, nel complesso, è prevista una tenuta dei livelli occupazionali: il 66,5% indica stabilità degli organici, il 21% una diminuzione del personale e il 12,5% un incremento.

L’attesa sforbiciata agli investimenti rappresenta un campanello d’allarme per la competitività del tessuto delle imprese. “Questo è un segnale netto a Governo e Parlamento – prosegue Parma – per consolidare e potenziare gli strumenti di incentivazione per innovare e rafforzare il patrimonio produttivo. Un motivo in più per accelerare la messa a terra degli investimenti previsti dal PNRR. Non abbiamo tempo da perdere”.

I fattori di rischio per l’economia rimangono gli stessi. Secondo il 65,5% delle imprese il caro-energia rappresenta la principale minaccia alla crescita, e oltre alle bollette c’è forte preoccupazione sul prezzo dei carburanti.

“L’abbiamo visto anche in questi giorni con il grido d’allarme lanciato dal settore dell’autotrasporto che, causa la combinazione dovuta all’aumento sconsiderato del prezzo del gasolio e agli aumenti dei pedaggi autostradali vede aumentare i costi di oltre 10mila euro a mezzo all’anno. Sbalordisce che a far lievitare a dismisura il costo del carburante sia l’incremento di accisa e tasse sull’accisa, passate da una incidenza sul prezzo finale pari al 38,7% lo scorso 5 dicembre al 50,69% attuale. Una situazione insostenibile che, nell’immediato, richiede perlomeno un intervento urgente del Governo che sia in grado di riportare il prezzo del gasolio alla pompa al livello medio europeo”.

Il secondo fattore di rischio per le imprese è dato dalle spinte inflazionistiche, preoccupanti per il 47,7% degli intervistati, mentre il 41,8% indica la mancata attuazione degli investimenti del PNRR e il 39,7% il venir meno delle politiche di sostegno all’economia.

“Benché rispetto alle prospettive future – conclude Parma – gli imprenditori esprimono una maggiore consapevolezza circa le aspettative sulla propria attività, ma continua a essere altissima l’area dell’incertezza che arriva 37%. Il resto si divide tra chi prevede un 2023 soddisfacente (29,8%) e coloro che si aspettano un andamento negativo (33%). Un’Italia spezzata in 3, dove la parte ottimistica è ancora in forte minoranza. E non potrebbe essere altrimenti visto quello che sta accadendo in questi primi giorni del nuovo anno dove il problema dei costi fissi legati a energia, carburanti, materie prime continua ad essere pressante con aumenti incontrollati”.

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