Causa civile: danni per 40 milioni?
Tamoil: "Disastro non così rilevante"
Si è aperta questa mattina davanti al giudice Daniele Moro la prima udienza della causa civile intentata dal Comune di Cremona contro Tamoil per ottenere l’integrale risarcimento di tutti i danni patiti a causa del disastro ambientale causato dalla raffineria. Il Comune, rappresentato dall’avvocato Alessio Romanelli, ha chiesto una cifra minima di 40 milioni di euro. In giudizio, attraverso l’avvocato Ilaria Maspes, dello studio associato Gianni & Origoni di Milano, si sono costituiti Tamoil Raffinazione, Tamoil Italia e il manager Enrico Gilberti, in sede penale condannato in via definitiva a tre anni di reclusione per disastro ambientale colposo aggravato.
Oggi in udienza il giudice ha assegnato i termini per il deposito delle memorie processuali, delle memorie istruttorie e dei documenti. Tamoil si è costituita in giudizio contestando la rilevanza del disastro, definendolo “contenuto”. Per i legali della raffineria cremonese, poi, “il danno di immagine per la città non esiste”. “Esorbitante” è stata ritenuta la somma risarcitoria chiesta dal Comune.
Nella documentazione del Comune, un carteggio di 160 pagine, l’avvocato Romanelli cita una serie di sentenze su alcuni dei disastri ambientali italiani più rilevanti, come il Vajont, quello di Porto Marghera e quello di Seveso, richiamando anche per Tamoil i principi su cui si sono basati quei procedimenti giudiziari. Per la controparte, casi che nulla hanno a che vedere con quanto accaduto a Cremona.
L’udienza è stata aggiornata al 25 luglio.
I danni chiesti dal Comune sono riferiti sia al profilo patrimoniale, a partire dalle spese sostenute per affrontare il problema dal punto di vista amministrativo, che a quello non patrimoniale, relativo al danno all’immagine della città e dell’ente pubblico e al danno all’identità storica, culturale e politica della città.
Sul fronte penale, la parola fine è stata scritta il 25 settembre del 2018 dalla Corte di Cassazione, che ha confermato in via definitiva la sentenza emessa il 20 giugno del 2016 dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia con la condanna a tre anni per Gilberti.
Confermati, per le parti civili, i risarcimenti decisi in primo grado nel 2014 dal giudice Guido Salvini, compreso il milione di euro a titolo di provvisionale per il Comune. Se in primo grado il Comune era rappresentato dal cittadino Gino Ruggeri, negli altri due gradi di giudizio è stata la stessa amministrazione a chiedere i danni.
Per i giudici, dunque, Tamoil ha inquinato la falda e i terreni sottostanti la raffineria, le canottieri Bissolati e Flora e il Dopolavoro ferroviario.
Sara Pizzorni