Cronaca

Carcere, ancora violenza:
agenti feriti da un detenuto

Ancora violenza all’interno del carcere di Cremona. Ancora una volta a denunciare l’episodio sono i sindacati degli agenti della polizia penitenziaria. L’ennesima aggressione è avvenuta questa mattina ad opera di un detenuto di origine straniera che con la scusa di dover effettuare una telefonata ha ferito con un punteruolo di plastica due agenti perchè non voleva più stare nella sezione dove era stato collocato. I colleghi dei feriti sono intervenuti per ripristinare l’ordine e la sicurezza all’interno della sezione, ma per i due aggrediti sono state necessarie le cure dei medici dell’ospedale. Hanno riportato prognosi di 5 e 20 giorni.

“Gli eventi critici sono sempre più frequenti nella struttura di Cremona dove la popolazione detenuta è principalmente di origine straniera. Ormai il personale è esasperato”, ha commentato Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.

Come Greco, anche Donato Capece, segretario generale Sappe, ha espresso vicinanza ai colleghi: “Cambiano Governi, ministri della Giustizia e capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma non cambia l’indifferenza verso le violenze che quotidianamente subisce la polizia penitenziaria: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse e i tentati suicidi. Ma sembra che a nessuno freghi nulla”. “Importante e urgente”, invece, “è prevedere un nuovo modello custodiale. È infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si sia concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali. Non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione. È necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie”.

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