Cronaca

Ospedale di Cremona, prelievo
multiorgano: speranza per otto persone

Grazie alla generosità di una giovane donna e alla competenza degli operatori sanitari dell’ospedale di Cremona, è stato possibile effettuare un intervento ad altissima complessità durato ben tredici ore – che ridarà speranza ad almeno otto persone. Il prelievo a cuore battente si è svolto nel blocco operatorio dell’ospedale di Cremona, che ha accolto ben otto équipe provenienti dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (per il prelievo di cuore), dal San Matteo di Pavia (per il polmone), dall’Istituto Tumori di Milano e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (per il fegato), l’Azienda Ospedale-Università Padova (per rene e pancreas), il Policlinico di Catania (per l’utero), il Monzino di Milano, cui si aggiunge la Banca dei tessuti. Il tutto in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti e il Coordinamento Regionale per i Trapianti. Come spiega Alberto Bonvecchio, responsabile del Coordinamento Donazione Organi e Tessuti dell’Asst di Cremona, «Trattandosi di una paziente giovane e sana, oltre ai reni e al fegato (che è stato diviso in due e destinato a due diversi trapianti, di cui uno per far fronte ad un’emergenza pediatrica) è stato possibile prelevare il cuore, i polmoni, il pancreas, i tessuti e l’utero». Quest’ultimo, nell’ambito del programma nazionale proposto dal Centro Nazionale Trapianti e approvato dal Ministero della Salute, che dal 2018 consente questo tipo di trapianto. Enrico Storti, direttore Anestesia e Rianimazione, ha espresso a nome di tutta l’Asst di Cremona la soddisfazione per il lavoro svolto e per la stretta collaborazione tra le équipe coinvolte in questo delicato intervento, caratterizzato da «una complessità straordinaria che non ha intaccato l’ordinario» ha affermato. «L’ospedale ha una sua vita, che anche in casi come questo non deve essere limitata o condizionata. Oltre a gestire il tutto in poco tempo, siamo riusciti a salvaguardare l’operatività ordinaria, riorganizzando l’intera giornata di lavoro. Ciò è stato possibile grazie all’impegno e alla grande disponibilità di medici, infermieri di rianimazione e di sala operatoria, operatori sanitari».

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