Cronaca

Alessandro, commozione e incredulità
L'ultimo saluto a San Sigismondo

Celebrati questa mattina a S. Sigismondo i funerali di Alessandro De Marchi,  44 anni, lo scialpinista travolto da una valanga in una laterale della Val di Fassa sabato scorso. Sconforto, incredulità tristezza, negli sguardi dei tanti presenti che si sono stretti attorno alla mamma Arabella e nelle parole di don Andrea Foglia che ha  officiato la funzione. Lo spunto offerto dalla seconda lettera ai Corinzi, dove  Paolo parla della morte paragonando il nostro corpo a una tenda, offre l’immagine di qualcosa di debole che è anche luogo della presenza e della grazia di Dio.

 “La vita di Alessandro – ha aggiunto il sacerdote –  è stata segnata da sempre dalla sfida, come se avesse voluto sfidare innanzitutto se stesso mettendosi alla prova nelle imprese più estreme. Era forse questo il suo modo per amare la vita e mettere in gioco i doni, le risorse  e le capacità che Dio gli aveva dato. Ma la vita è anche qualcosa di fragile, attaccato a un filo sottile che può spezzarsi, va amata nelle sue infinite possibilità, ma va anche rispettata e difesa”.

Uomo coraggioso, vittima di una grande fatalità, Alessandro aveva grandi doti umane e capacità di creare relazioni, è stato detto ancora. Due anni fa la morte del padre, Renzo, che lo aveva molto segnato insieme alla mamma Arabella. Le cornee di Alessandro saranno donate a un vedente.

“La montagna ci chiama, diverse sono le vie che portano a Dio, di sicuro una passa per la montagna e tu Ale ce l’hai insegnato”, una delle testimonianze più toccanti espresse durante la celebrazione, alla quale ha partecipato anche Alessandro, il compagno di avventura in quel tragico sabato.

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