Finisce nel fosso con l'auto rubata
Vittima minacciata e quasi investita
Uno dei ladri aveva tentato di rubargli la macchina, ma non c’era riuscito perchè era finito con il mezzo in un fosso, mentre il complice aveva cercato di investirlo con un’altra auto. La vittima era stata anche minacciata con una spranga di ferro e colpita al braccio sinistro con un sasso. Entrambi i malviventi sono finiti davanti al giudice con l’accusa di tentata rapina: Rachid Lahrim, 58 anni, marocchino, ha già patteggiato in udienza preliminare un anno, 6 mesi e 400 euro di multa, mentre il complice, il connazionale Karim Lemssyeh, 42 anni, sta affrontando il processo.
L’episodio risale alle 14,45 del 7 novembre del 2018 a Pieve d’Olmi, in località San Fiorano, in una delle aziende agricole di proprietà di Marco Scaravonati. Quel pomeriggio il titolare era arrivato in azienda a bordo della sua Toyota Hilux che aveva parcheggiato vicino alla stalla. Poco distante c’erano due dei suoi dipendenti che stavano effettuando dei lavori ad un pozzo. “Ad un certo punto ho sentito del pasticcio, delle urla, e sono uscito dalla stalla per vedere cosa stava succedendo”, ha raccontato Scaravonati. “Davanti a me c’era una Volkswagen Polo nera che ha tentato di investirmi, mentre un’altra persona è entrata nella mia auto, ma nella foga ha azionato la retro, finendo nel fosso. C’è stato poi un parapiglia con uno dei miei dipendenti, e quando l’uomo al volante del mio fuoristrada è sceso, mi ha colpito al braccio con un sasso e poi ha raccolto una spranga di ferro che ha alzato contro di me, ma sono riuscito a spostarmi e a quel punto lui è fuggito a piedi.
Per l’accusa, Rachid era l’uomo al volante della Polo, mentre Karim colui che aveva cercato di rubare il fuoristrada a Scaravonati e che l’aveva minacciato con la spranga. All’epoca dei fatti l’imprenditore agricolo aveva riconosciuto il suo aggressore nelle foto che gli erano state mostrate dai carabinieri. Oggi, però, non è riuscito a fare altrettanto. “E’ passato troppo tempo, non lo ricordo”, ha detto Scaravonati.
Oggi a testimoniare c’erano anche i suoi due dipendenti, i primi ad aver visto uno dei due marocchini. “Eravamo dietro l’allevamento di maiali e stavamo aggiustando un pozzetto”, ha raccontato Giorgio, ora ex dipendente, “quando ho visto un uomo appoggiato ad un pilastro. Pensavamo fosse un conoscente del titolare, ma poi è salito sul fuoristrada di Scaravonati, chiudendosi dentro. Nella fretta è partito in retro, finendo con l’auto nel fosso asciutto profondo due metri. Io l’ho raggiunto e l’ho afferrato per un braccio, ma lui si è divincolato e io stesso sono caduto. Mentre risalivo l’ho visto raccogliere un sasso e gettarlo contro Marco. Poi ha brandito una spranga, correndo in direzione del mio titolare”. Il dipendente ha descritto l’uomo come piuttosto alto, di carnagione olivastra, con la cuffia in testa e il giubbotto scuro. Il giorno dopo lo aveva indicato in foto, mentre oggi in aula non l’ha riconosciuto.
Anche Luigi, trattorista, tuttora dipendente di Scaravonati, aveva assistito alla scena. Il testimone ha anche ricordato di aver visto l’altro uomo al volante della Polo nera.
Al termine delle tre testimonianze, il giudice ha aggiornato l’udienza al prossimo 14 aprile, quando saranno sentiti il coimputato Rachid e i carabinieri che in poche ore avevano rintracciato i fuggitivi. Previsto anche l’esame di Karim, a processo difeso dall’avvocato Santo Maugeri.
Sara Pizzorni