Economia

Fiere Zootecniche Internazionali,
focus sulla produzione di latte

Nonostante un prezzo alla stalla in crescita, in Italia l’aumento dei costi e le difficoltà di approvvigionamento di foraggi e mangimi hanno indotto gli allevatori a contenere la produzione

Appuntamento numero 77 per le Fiere zootecniche di Cremona, storicamente dedicate alla vacca da latte. La rassegna si svolge in un clima di euforia: i prezzi del latte non hanno mai avuto valori così alti; a dicembre l’accordo siglato tra le organizzazioni professionali e Italatte raggiungerà i 60 centesimi al litro. Ma anche i costi di produzione non sono mai stati così alti, al punto che qualcuno mette in discussione la redditività della produzione di latte vaccino. Molti sono i convegni previsti in cui verranno dibattuti tutti gli aspetti legati alla produzione di latte, soprattutto su redditività e futuro.

Nel frattempo, ci si può fare un’idea un po’ più precisa rivolgendosi ad Ismea, l’istituto affiliato al ministero delle Politiche agricole specializzato nell’analisi dei mercati agricoli che periodicamente pubblica circostanziati report. Per quanto riguarda la produzione, dice Ismea, in Italia l’aumento dei costi e le difficoltà di approvvigionamento di foraggi e mangimi hanno indotto gli allevatori a contenere la produzione. Dopo due anni di forti aumenti, più 4,5% nel 2020 e più 3,3% nel 2021, nel primo semestre 2022 le consegne di latte hanno fatto registrare uno stallo con un incremento di solo lo 0,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno prima. Andamento analogo si è riscontrato anche in Europa, dove la siccità ha colpito molto i paesi del nord in cui l’alimentazione del bestiame punta molto sul pascolo.

La conseguenza è stata un’importante minore disponibilità di latte europeo per l’esportazione ed un forte incremento del prezzo del latte alla stalla che mediamente nell’Unione europea si è aggirato sui 53 € per quintale, trainato anche dal rialzo dei listini del burro e delle polveri di latte. In Italia il prezzo del latte ha seguito un andamento analogo con un’impennata nel mese di settembre. Nei primi 9 mesi del 2022 si è avuto un incremento del 25% del prezzo del latte alla stalla e tale tendenza sembra destinata a continuare fino alla fine dell’anno e forse oltre, sia per l’effetto della diminuita produzione sia per quello dell’aumento dei costi di produzione.

Un approfondimento del tema stato sviluppato a fondo in un convegno organizzato da Regione Lombardia e dalla stessa Ismea tenutosi di recente alla fiera agricola di Montichiari. In quella sede Fabio del Bravo di Ismea ha sostenuto che il comparto lattiero caseario è uno tra i più esposti al forte incremento dei costi di produzione. Soprattutto per i costi alimentari che nel complesso incidono per oltre il 50% di quelli necessari per la produzione: il prezzo del mais su base annua ha avuto un incremento del 43%, la farina di soia del 29% ed il fieno di erba medica del 57%; poi quelli energetici che nei primi nove mesi dell’anno hanno inciso nella Ue per un più 275% per l’energia elettrica e per un più 286% per il gas naturale.

Sempre a Montichiari Angelo Frascarelli, che di Ismea è presidente, riferendosi al legame tra produzione di latte e Politica agricola comunitaria, l’altro grande elemento che contribuisce alla redditività delle imprese agricole e zootecniche, ha spiegato come la Pac evolverà dal primo gennaio 2023 per i produttori zootecnici indirizzando i sostegni verso una diminuzione dell’uso di antibiotici. Il pagamento di base verrà diminuito e sarà soppresso il greening, mentre sarà possibile usufruire del cosiddetto eco-schema 1 che orienta gli allevamenti verso un minor uso di antibiotici. Secondo Frascarelli le nuove forme di pagamento diretto confermano l’importante sostegno della Pac alla definizione del reddito delle imprese zootecniche unitamente ad un cambiamento del loro orientamento produttivo verso forme maggiormente sostenibili.

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