Cronaca

Sottopasso di via Brescia. Vince
il Comune anche il secondo ricorso

Altra vittoria del Comune di Cremona nella causa civile per il sottopasso di via Brescia contro Maria Masseroni, residente in via Cavo Cerca. La donna chiedeva un risarcimento danni, causati, a suo dire, dai lavori per la realizzazione dell’opera, dall’agosto del 2013 al maggio del 2015. Per i danni materiali e da deprezzamento che  sarebbero stati causati dall’eliminazione del passaggio a livello e dalla costruzione del sottopasso, la Masseroni aveva chiesto 140mila euro.

Il ricorso derivava dal fatto che l’esecuzione del sottopasso avrebbe determinato un sensibile decremento del valore dell’immobile di sua proprietà, un edificio in muratura di tre piani: il piano terra e parte del piano interrato a destinazione commerciale, presi in affitto dal negozio ‘Nonsolopizza’. La residente lamentava il fatto che l’accessibilità all’immobile era stata gravemente ostacolata dall’intervento dell’opera pubblica.

Nella lunga lista dei problemi causati dalla costruzione del sottopasso erano stati citati anche i danni causati all’esercizio commerciale che avrebbe visto ridursi il fatturato del 30 per cento in quanto i lavori avrebbero ostacolato la sua visibilità e il suo accesso.

Secondo il giudice Antonia Gradi, che, “tenuto conto della complessità della controversia”, ha compensato tra le parti le spese di lite, già liquidate in corso di causa, “l’immobile non ha subito modifiche negli accessi, che avvengono sempre da via Cavo Cerca e da via Brescia per quanto attiene all’ingresso della parte commerciale. Il locale ad uso commerciale, prima della realizzazione del sottopassaggio, non godeva di un accesso carraio su via Brescia, bensì solo pedonale; inoltre, considerato che anche prima dei lavori, di fronte al locale adibito a pizzeria da asporto era posto un marciapiede, deve anche escludersi che fosse consentita la sosta nella porzione di area, comunque non di proprietà privata, antistante la pizzeria”.

“Per quanto riguarda la parte abitativa dell’immobile”, scrive poi il giudice nelle 11 pagine di motivazione, “le variazioni prodotte dalla realizzazione del sottopasso non hanno mutato l’accessibilità”, mentre per la parte commerciale del piano terra, “non ne hanno mutato le caratteristiche tecniche (dimensioni, posizione e tipologia), ma ne hanno mutato la praticità e comodità, riferita però alla circostanza che in entrambi i sensi di marcia, i veicoli che notavano la vetrina potevano decidere di sostare o parcheggiare per accedere alla pizzeria d’asporto, mentre ora i veicoli in entrata difficilmente notano la vetrina, trovandola occultata dal parapetto con cancellata e i veicoli in uscita sono stati deviati per altre vie a centinaia di metri dalla pizzeria stessa”.

L’unica modifica che attiene direttamente alle modalità di accesso all’immobile concerne la via Cavo Cerca che, non potendo più immettersi su via Brescia, è stata trasformata da strada a senso unico a strada a doppio senso di marcia. “Si tratta però”, per il giudice, “di una modifica che non è tale da  costituire un vincolo suscettibile da menomare le facoltà di godimento dell’immobile, che  rimangono immutate, né incide in altro modo sul diritto di proprietà”.

In ogni caso “il privato non può vantare nei confronti della Pubblica Amministrazione una sorta di diritto al mantenimento dello status viabilistico e degli assetti urbanistici esistenti in una certa zona ad una certa data”. Nè è stato rilevato che “l’attività commerciale Nonsolopizza abbia registrato una riduzione del fatturato nel corso dei lavori di realizzazione del sottopassaggio”.

Il mancato accoglimento del ricorso della Masseroni è la seconda vittoria incassata dal Comune sul sottopasso di via Brescia. Lo scorso 18 luglio, infatti, il giudice Luigi Enrico Calabrò aveva rigettato il ricorso della proprietaria di una palazzina in via Brescia, all’angolo con via Cavo Cerca, che aveva chiesto oltre 100 mila euro di danni da deprezzamento che sarebbero stati arrecati al suo immobile durante i lavori di realizzazione dell’opera.

Sara Pizzorni

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