Cronaca

Picchiata e obbligata a fidanzarsi
dal padre. La mamma: "Tutto falso"

Un padre albanese è a processo per i reati di maltrattamenti e concorso in violenza sessuale. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe alzato le mani sulla figlia, l’avrebbe minacciata di morte e obbligata a fidanzarsi con un connazionale, finito anche lui davanti ai giudici per violenza sessuale.

Vittima, una giovane di 22 anni, all’epoca dei fatti appena maggiorenne, da 15 anni residente a Cremona. Lo scorso 7 giugno la ragazza aveva raccontato in aula le violenze e le minacce subite, maltrattamenti cominciati già a otto anni, quando sarebbe stata frustata sulla schiena dal padre perchè trovata a casa di amici. Un difficile rapporto, quello tra padre e figlia, lui uomo di campagna e osservante delle tradizioni del paese di origine che l’avrebbe obbligata a frequentare un connazionale, prenotando per loro una stanza in un albergo di Cremona.

Accuse che oggi in tribunale sono state smentite con forza sia dalla mamma che dalla sorella della ragazza. “Non è stata mai picchiata da suo padre, poteva entrare e uscire quando voleva. E’ sempre stata trattata come una principessa”, ha sostenuto la mamma, che ha parlato di una figlia problematica: una ragazza chiusa, di poche parole, bullizzata a scuola, che veniva ripresa dagli insegnanti perchè usava il telefono in classe e non studiava. “Abbiamo dovuto mandarla da uno psicologo”, ha spiegato la donna, che sul presunto fidanzamento forzato ha negato le pressioni del marito, sostenendo che la relazione con quel giovane l’aveva voluta la figlia.

Quel pretendente, oggi accusato di violenza sessuale, la ragazza l’aveva conosciuto nell’aprile del 2019, raggiunti i 18 anni. “Mio padre diceva che era ora che mi facessi una famiglia, che avrei dovuto sposarmi, ma io non ero d’accordo e lui mi ha minacciata”, aveva raccontato la vittima. “Se non fai quello che ti dico ti ammazzo e poi mi uccido”, le avrebbe detto il padre, che il 3 maggio di quello stesso anno in camera sua le avrebbe tolto il telefono, afferrata per i capelli e colpita con un calcio, fino a farla cadere a terra.

“Tu dormi con lui perchè ormai sei sua”, le avrebbe detto il padre, e lei non avrebbe avuto la forza di reagire per paura della reazione del genitore, spalleggiato dalla moglie. “Ho dovuto anche accettare l’anello di fidanzamento”, aveva ricordato la ragazza, che per il fidanzato aveva detto di aver provato solo indifferenza. “Lo faccio per te”, le avrebbe detto ancora una volta il padre, colpendola sulle gambe con un frustino di legno, “affinchè tu ti possa creare una vita migliore”.

All’epoca la giovane era attratta da un coetaneo. “Lui mi piaceva, ma non era delle mie parti e mio padre non approvava”, aveva raccontato lei, dicendo che il padre aveva preso il telefono e aveva minacciato il ragazzo: “Stai lontano da mia figlia se non vuoi morire”.

Alla fine la giovane si era confidata con una sua professoressa. Della sua situazione familiare, oltre alla scuola, si erano interessati i servizi sociali, una psicologa e il personale della polizia municipale specializzato in violenze in famiglia.

Attualmente la 22enne è sposata con un connazionale residente in Italia. “L’ho scelto io”. “Dopo la terapia dalla psicologa”, aveva raccontato in aula, “sono riuscita ad instaurare un rapporto più aperto con i miei familiari”. E oggi, anche la madre e la sorella lo hanno confermato.

Nel processo, il giovane albanese è assistito dall’avvocato Sonia Giulianelli, mentre il padre della 22enne dal legale Stefania Giribaldi.

Il prossimo 14 marzo sarà sentito l’ultimo testimone, dopodichè i giudici emetteranno la sentenza.

Sara Pizzorni

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