Cronaca

Il foreign fighter Bougana accusato
di torture. Ma davanti al gip, nega

Ha risposto alle domande del gip di Brescia e ha negato ogni accusa, Samir Bougana, il 28enne foreign fighter di nazionalità italiana e di origini marocchine raggiunto da un nuova ordinanza di custodia cautelare per torture e sevizie nei confronti di almeno due persone, tra cui un adolescente, che si erano rifiutate di combattere per l’Isis ed attualmente rifugiate in Germania.

Nato a Gavardo, vissuto a Cremona, a Piadena e infine a Canneto sull’Oglio, Bougana sta scontando una condanna a quattro anni per terrorismo. Davanti al giudice ha negato di essere stato nel periodo contestato nella città siriana indicata dall’accusa, ma di esserci arrivato solo nel 2017. Il suo legale non ha chiesto misure alternative e presenterà ricorso al tribunale del Riesame.

Nel giugno del 2019 l’uomo era stato prelevato a Kobane (Siria) dove si trovava in stato di cattura da parte delle Unità di protezione popolari curde, da funzionari della Digos di Brescia e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione in seguito ad una complessa operazione condotta in stretto raccordo con l’Aise, l’Fbi e le autorità siriane. A suo carico, l’accusa di partecipazione ad associazioni con finalità di terrorismo, in quanto, dopo una radicale adesione ideologica alla Jihad islamica iniziata in Italia e completata in Germania, era divenuto un operativo del sedicente Stato Islamico.

I successivi approfondimenti investigativi sulla vicenda, condotti anche in ambito di collaborazione internazionale, hanno trovato un punto di svolta nello scambio informativo tra le autorità italiane e tedesche che ha fatto emergere come lo stesso foreign fighter potesse essere stato responsabile anche di torture e sevizie.

Decisiva in tal senso è risultata la testimonianza di una delle vittime, raccolta a Dusseldorf dal pm titolare delle indagini e da funzionari della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e della Digos di Brescia. Nel mostrare le cicatrici delle sevizie subite, il testimone ha infatti raccontato anche di torture perpetrate con scariche elettriche nei confronti di “detenuti” curdi appartenenti alla minoranza Yazidica al fine di costringerli alla conversione all’Islam.

S.P.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...