Cronaca

L’inno a sant’Omobono
è un canto di speranza e carità

«Oggi, voglio cantare con voi e per voi, perché le pene e le paure non vi strozzino la voce in gola».

È un grande messaggio di speranza e conforto quello che, secondo mons. Antonio Napolioni, S. Omobono ha rivolto alla comunità in occasione della solennità patronale. Nella mattinata di domenica 13 novembre, infatti, il vescovo di Cremona ha presieduto in Cattedrale la Santa Messa dedicata al protettore della città.

Ad aprire la celebrazione è stato il consueto rito del dono della cera da parte del sindaco Gianluca Galimberti e dell’Amministrazione comunale, un concreto segno di unità e armonia all’interno dell’intera comunità, civile e religiosa.

Unità e armonia su cui si è focalizzata l’omelia del vescovo, che ha posto al centro della propria riflessione l’inno che la Chiesa cremonese ha dedicato al proprio patrono, un uomo capace di comporre discordie e dissidi. E proprio seguendo l’esempio di Omobono, mons. Napolioni ha invitato ciascun cristiano a condividere «quella sana inquietudine che diventa ascolto, dialogo, ricerca del bene vero, che fa bene a tutti e che deve essere sempre possibile». Non è mancato, in quest’ottica, un sincero ringraziamento per l’operato di Caritas cremonese, che da cinquant’anni segue l’esempio di Omobono e «ancora apre la borsa del Santo».

Napolioni ha poi messo in guardia i fedeli presenti dal grande pericolo che la volontà di fare del bene porta con sé: «Il potere e la ricchezza sono gli idoli di ogni tempo, e sempre la corruzione insidia chi ha un ruolo di rilievo nella società come nella Chiesa». Ancora una volta il vescovo ha individuato nel patrono cremonese l’esempio di colui che disperde gli errori — come ricordato dall’inno dedicato al Santo — perché capace di attingere alle fonti sicure e perenni della Chiesa: carità, preghiera e penitenza.

Mons. Napolioni ha poi concluso la propria omelia con un forte messaggio di speranza: l’invito ad essere, come Omobono, portatori di speranza, nasce dalla consapevolezza che «Dio davvero infonde in noi ciò di cui abbiamo più profonda sete. Non il successo o il potere, non l’apparire o l’avere, ma l’essere amati, sapersi amabili e scoprirsi capaci di amare».

L’insistenza, da parte del vescovo, sull’attenzione alla carità che ha caratterizzato la vita del Santo, si è manifestata in modo concreto con la tradizionale offerta della stoffa da parte di una rappresentanza degli artigiani della città.

La celebrazione eucaristica nella solennità di S. Omobono ha dunque riunito l’intera Chiesa cremonese in Cattedrale. Un momento di preghiera speciale, un appuntamento centrale per tutta la comunità. Quest’anno è stata anche l’occasione per riunirsi intorno alla nuova mensa del presbiterio dedicata solo una settimana fa e posta proprio sopra il punto della cripta che custodisce le reliquie dal Santo patrono, pietra fondante della Chiesa cremonese.

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