Cronaca

Massacrata di botte, minacciata
e rapinata in casa. Due a processo

Si è aperto oggi davanti al collegio dei giudici e al pm Andrea Figoni il processo nei confronti di Gerald Hasa e Mario Basho, i due 30enni albanesi, un cameriere e un commerciante di auto, arrestati lo scorso luglio dagli agenti della Questura per aver rapinato, minacciato e malmenato un uomo di origini thailandesi, nome d’arte Miranda, nella sua abitazione di via Panfilo Nuvolone.

L’avvocato Curatti

L’episodio risale alle 13 dello scorso 23 maggio, quando i due albanesi, dopo averla contattata su un sito di incontri sessuali, erano riusciti a prendere un appuntamento per un massaggio a pagamento in casa di Miranda. Una volta entrati, però, era scattata la violenza: la vittima era stata pestata più volte, tanto che aveva riportato lesioni per una settimana, e poi rapinata di 500 euro, due telefonini, un computer, un Iphone e una webcam. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Basho l’avrebbe afferrata per il collo e l’avrebbe spinta contro la libreria, minacciandola con un coltello e con un cacciavite che le avrebbe puntato al fianco, dicendole di stare zitta e di non urlare, mentre l’amico avrebbe premuto la mano sulla bocca di Miranda per impedirle di gridare e di divincolarsi, e colpendola con alcuni schiaffi. Nel frattempo Basho si sarebbe impossessato della refurtiva. I due, infine, avrebbero trascinato la vittima in camera da letto, colpendola con calci e pugni per poi afferrarla nuovamente al collo stringendo al punto da farla quasi soffocare.

Dopo la rapina in casa, i due, accompagnati da una terza persona, si erano allontanati in direzione Parma. Le indagini degli agenti della Mobile si erano concentrate, oltre che sulla testimonianza della vittima, anche sull’analisi dei sistemi di videosorveglianza e dei varchi stradali. Basho, 31 anni, era stato arrestato a Sassuolo, dove risiede, e accompagnato nel carcere di Modena, mentre Hasa si era costituito in Questura e successivamente accompagnato nel penitenziario di Cremona. Identificato anche il terzo uomo, un connazionale di 35 anni, che  secondo gli inquirenti avrebbe fatto da palo. Quest’ultimo era stato denunciato, ma non figura come imputato nel processo contro i due arrestati.

Da una decina di giorni, i due imputati, oggi presenti in tribunale, sono agli arresti domiciliari. Entrambi sono difesi dall’avvocato Luca Curatti. “Si tratta di una vicenda tutta la chiarire avvenuta in circostanze perlomeno curiose e diverse dalle aspettative dei due giovani”, aveva commentato il legale dopo gli arresti. “Sicuramente nessuno dei due ha mai inteso compiere un furto in abitazione o una rapina aggravata non avendone alcuna necessità o bisogno”.

Il procedimento entrerà nel vivo il prossimo 24 gennaio con la testimonianza dei poliziotti, mentre il 21 febbraio in aula testimonierà la vittima. Anche i due imputati si difenderanno.

Sara Pizzorni

 

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