Cronaca

Agenti penitenziari, qualcosa si
muove. Prefettura chiama carcere

Dopo il sit in di ieri davanti al carcere di Cremona, oggi gli agenti della polizia penitenziaria aderenti alle sigle sindacali Sappe, Uilpa, Sinappe, Osapp, Uspp sono tornati a riunirsi davanti alla Prefettura di Cremona per chiedere al prefetto Corrado Conforto Galli un aiuto affinchè il loro lavoro si possa svolgere con dignità e sicurezza. Gli agenti, dallo scorso 25 ottobre in astensione dalla mensa obbligatoria di servizio, chiedono al Governo, al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e al Provveditorato regionale, più personale per far fronte alle gravissime criticità del penitenziario cremonese. E la protesta sembra aver aperto spiragli positivi: a ricevere i rappresentati degli agenti è stato il vice prefetto Roberta Verrusio che ha poi contattato la direttrice del carcere Rossella Padula per fissare un incontro e mettere le problematiche sul tavolo per cercare insieme una soluzione. Novità anche sul fronte regionale: le sigle sindacali sono state convocate per un incontro fissato il prossimo 14 novembre. Anche in quell’occasione gli agenti mostreranno le loro doglianze. “Fino ad una settimana fa davanti a noi c’era un muro”, ha detto Vincenzo Martucci, del Sinappe. “Ora siamo fiduciosi, ma di certo non ci fermeremo fino a quando riceveremo dei segnali concreti di miglioramento delle nostre condizioni lavorative”.

“Occorrono almeno 150 agenti in più”, hanno spiegato ieri i rappresentanti sindacali. “Attualmente siamo 180 su una popolazione carceraria di 450 persone. Siamo costretti a far fronte ad aggressioni da parte dei detenuti, sempre più ostili e violenti, a detenuti psichiatrici che non dovrebbero stare in carcere, ma in strutture di cura, a detenuti problematici che vengono portati qua da altre carceri della Regione Lombardia. Ormai il penitenziario di Cremona è diventato un serbatoio di detenuti non solo del distretto lombardo, ma del resto d’Italia. Ne abbiamo pochissimi che arrivano dal territorio, la gran parte viene da fuori senza alcun sostentamento economico in quanto per la la maggior parte sono extracomunitari, per lo più di origine magrebina. E poi non ci sono medici, educatori e funzionari contabili. La situazione è allo sbando”.

Sara Pizzorni

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