Cronaca

Biometano, la strada per l'autonomia
energetica: A2A scommette su Cremona

La transizione energetica in un territorio essenzialmente agricolo come Cremona fa rima con l’utilizzo dei rifiuti agrozootecnici e dell’agroindustria. Un concetto già noto, ma ribadito ancora oggi da A2A, nell’incontro organizzato in mattinata al Crit , alla presenza di Renato Mazzoncini, numero 1 della multiutility bresciano-milanese che ha assorbito Lgh e quindi gli impianti localizzati in provincia.”Il futuro è oggi”, questo il titolo della tavola rotonda coordinata dal giornalista di Radio24 Maurizio Melis, con la partecipazione del sindaco Gianluca Galimberti, dell’amministratore delegato di Linea Green Claudio Sanna, del presidente di Aem Massimo Siboni e dell’ad di Padania Acque Alessandro Lanfranchi. A introdure i lavori, una relazione di

L’esigenza di arrivare nel medio periodo all’autonomia energetica è un fatto di interesse nazionale, come l’esperienza del gas russo ci sta drammaticamente ricordando da 10 mesi. “Al di là dell’estrazione di gas autoctono – ha detto Mazzoncini – che comunque per l’Italia ha una portata limitata, l’Italia può contare su vento, acqua, sole e gestione dei rifiuti in maniera integrata e intelligente. Cremona è un polo importante dal punto di vista agroalimentare e ha moltissimi elementi che può mettere in campo nella produzione biometano, combustibile alternativo al fossile che in Italia ha una potenzialità per 6,3 miliardi di metri cubi di produzione, oggi sfruttati solo per 200milioni”. E il grosso nella “materia prima” sta proprio negli scarti dell’agroalimentare.

In apertura della tavola rotonda, Mazzoncini ha parlato dell’impossibilità di puntare il futuro esclusivamente su quello che ha definito elettrone green: un aereo non potrà mai essere alimentato a batterie. “Tutti gli studi dicono che il massimo livello di elettrificazione è intorno al 55%. Oggi l’elettrificazione degli usi finali è del 20%, il resto viene consumato sotto forma di gas e carburanti fossili. La mobilità per il 95% è a petrolio e molti processi industriali vanno a gas”. Dunque, “abbiamo bisogno di ‘molecola green’ se vogliamo arrivare al 2050 alla decarbonizzazione” e questo significa lavorare alacremente sul biometano visto che carburanti sintetici e idrogeno sono ancora più lontani dal diventare veramente risolutivi.

E’ stato quindi l’amministratore delegato di Linea Green, il cremonese Claudio Sanna, a fare il punto sull’avanzamento lavori dei primi due progetti del Piano Cremona 20/30: l’impianto Biofor di Castelleone, che tratta rifiuti organici e residui dell’agricoltura e dell’agroindustria, è stato ammodernato e raddoppiato, per produrre 6,4 milioni di metri cubi di biometano. L’altro impianto di cui si parla da tempo è quello che sorgerà in zona San Rocco e sarà abbinato anche alla coltivazione di alghe: l’iter autorizzativo è in corso presso la Provincia, a cui è stata richiesta la non assoggettabilità alla VIA e dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Poi ci vorranno circa 12 mesi per la sua realizzazione.

“Saremo in grado”, ha detto Sanna, “di sostituire quelle che attualmente sono le fonti fossili che alimentano il teleriscaldamento della città di Cremona, con energia rinnovabile, il biometano”.

Renato Mazzoncini

“Il grosso del biometano arriverà dal mondo agricolo più dai rifiuti organici urbani”, ha aggiunto Mazzoncini. “La specificità di A2A è che rispetto ad altri player, è che siamo attivi su entrambi i fronti, quello della produzione di energia elettrica – siamo il secondo generatore dopo Enel nell’idroelettrico – e sulla commercializzazione dei combustibili. Tanti dei progetti che presentiamo oggi vanno nella direzione di riuscire ad estrarre dai residue delle lavorazioni di questa terra del biometano, che peraltro, se non lo estraiamo, se ne va nell’atmosfera”.

Associato all’impianto di bioenergie sorgerà un impianto per la produzione di fertilizzanti organici e un nuovo impianto di alghe per la produzione di biostimolanti garantirà un investimento importante verso l’indipendenza anche nel settore dei fertilizzanti. Particolare attenzione è stata riservata ai progetti dedicati al recupero di calore da acque reflue, che consiste nella realizzazione di un impianto per il recupero del calore rinnovabile presente nei reflui civili scaricati dal depuratore della città di Cremona tramite l’utilizzo di una pompa di calore abbinata ad un sistema di cogenerazione.

“Con una riduzione complessiva di circa l’80% della CO2 – assicura A2A –  il recupero di energia, la riduzione della produzione di rifiuti e l’aumento della raccolta differenziata, e la produzione di energia green e pulita, il progetto Cremona 20-30 non solo rappresenta al meglio il circolo virtuoso dell’economia circolare, ma assume oggi importanza ancora maggiore per il raggiungimento dell’indipendenza energetica del territorio.
In quest’ottica di integrazione, i progetti di Cremona 20-30 permetteranno così non solo di valorizzare il territorio rispettandone gli elementi caratteristici, in dialogo con la radicata presenza agricola e di trasformazione agroalimentare, ma anche di rappresentare un significativo elemento di innovazione ambientale, energetica, di inserimento paesaggistico”.

“Mettere insieme le due visioni, quelle di una multiutility come A2A e le esigenze di un territorio, non è facile ma è fondamentale farlo e oggi vediamo quanto fruttuoso sia”, è intervenuto Gianluca Galimberti. “In questo modo arrivano anche i finanziamenti, che non sono solo quelli della multiutility, ma derivano anche dagli interessi delle imprese del territorio. Ambiente ed economia sono le due linee di sviluppo. Non c’è una ricetta unica per diversficare le fonti energetiche, ma il biometano è un elemento verso quell’autonomia energetica che è necessaria per il nostro paese. Ogni territorio ha una sua caratteristica, noi abbiamo i reflui della agrozootecnia”. gbiagi

 

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