Cronaca

Docce vietate, cresce il malumore
Zanacchi: "Scelta non facile ma condivisa"

Lo spogliatoio della palestra del Cambonino

Cresce il malumore tra i genitori dei bambini e ragazzi che frequentano le strutture sportive comunali al coperto, date in concessione alle società, per la decisione dell’ente locale di proibire le docce al termine degli allenamenti e delle partite. Una decisione che il Comune si è trovato nelle condizioni di adottare per calmierare i costi energetici che quest’anno sono cresciuti, solo per le strutture sportive, di oltre il 100%.
Nelle chat dei genitori delle squadre di basket e pallavolo, i due sport indoor più coinvolti nelle restrizioni (per il calcio e il rugby, che si svolgono all’aperto, le docce sono garantite) si stanno moltiplicando messaggi di preoccupazione per il fatto che i ragazzi escono dalle palestre ancora sudati, ora che il clima si è fatto più rigido.

Le docce sono proibite non solo dopo gli allenamenti ma anche dopo le gare, per cui le squadre ospiti, spesso provenienti da fuori provincia, condivideranno con i locali lo stesso divieto.

Tante le domande che circolano tra i genitori e anche qualche proposta: se il Comune vuole risparmiare – si dice ad esempio –  perché non adottare soluzioni intermedie, come abbassare la temperatura delle caldaie, visto che l’acqua è sempre scesa caldissima, oppure disporre la sospensione un giorno sì un giorno no? Oppure limitare le docce a soli tre minuti, un modo anche per educare i ragazzi al risparmio di acqua e calore. Qualcuno apre anche alla possibilità di far fare la doccia fredda ai ragazzi che fossero disposti.

Emerge anche una questione economica: il risparmio per il Comune si traduce in un aggravio di costi per centinaia di famiglie, che si  vedono oltretutto discriminate rispetto agli atleti che militano nelle serie maggiori, che potranno continuare ad usufruire dell’acqua calda. 

La decisione di imporre dei limiti ai consumi negli impianti sportivi – una sessantina tra palestre e campi, di proprietà del Comune – era stata comunicata alle società sportive cremonesi dall’assessore Luca Zanacchi in diversi incontri che si sono svolti quando il caro bollette era emerso in tutta la sua gravità. Non solo stop alle docce, ma anche chiusura del riscaldamento alle 21,30 negli impianti al chiuso.

“Non è stata una scelta facile né indolore – afferma Zanacchi – e l’abbiamo presa condividendola con i sindaci del distretto, prima in un incontro del 13 settembre a palazzo comunale; poi il 24 settembre abbiamo incontrato le società e successivamente abbiamo coinvolto la Consulta dello sport, anche per chiedere suggerimenti ed eventuali critiche”. Solo 18 delle 57 società sportive convocate si sono presentate: “Segno che non c’è ancora la piena consapevolezza della serietà della situazione. Sono state decisioni prese non a cuor leggero né con sufficienza, mostrando i conti: 116% in più di costi energetici, quest’anno, a carico del Comune per i soli impianti sportivi, non si poteva aspettare che i costi esplodessero ulteriormente. Abbiamo cercato di coinvolgere  il più possibile le società sportive, se questo non basta incontrerò anche i genitori, come ho sempre fatto”.

Lo stesso Zanacchi ha avviato da tempo il confronto con le società che hanno in concessione le strutture comunali, spingendo sulla formula del comodato d’uso che, responsabilizzandole, consente alle società stesse di avere il pieno controllo sui consumi energetici in quanto sono loro a farsene carico. Ma solo una minoranza di società ha stipulato questo tipo di contratto, mentre la gran parte è rimasta con la vecchia formula che prevede a loro carico circa il 15 – 20% di costi delle utenze, con la restante pare che viene coperta dal Comune. gbiagi

 

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