Adeguamento liturgico della
Cattedrale: ecco gli interventi
Un nuovo volto per il presbiterio della Cattedrale di Cremona, sul quale è da poco terminato il progetto di adeguamento liturgico, l’esito del bando pubblicato nel 2018 dalla Conferenza Episcopale Italiana e finalizzato al co-finanziamento, attraverso i fondi dell’8xmille, di progetti mirati per alcune chiese cattedrali italiane. Sono state sei le diocesi italiane ammesse, tra cui proprio Cremona.
Al concorso per la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che si è svolto tra l’ottobre 2020 e il giugno 2021, hanno partecipato 62 gruppi di progettazione, di cui 7 sono stati ammessi alla seconda fase. Ad aggiudicarsi il bando per la progettazione è stato il gruppo coordinato dall’architetto Massimiliano Valdinoci e composto dagli architetti Maicher Biagini, Annalisa Petrilli, Francesco Zambon e Carla Zito, dal liturgista Goffredo Boselli, dall’artista Gianmaria Potenza e dalla consulente Francesca Flores D’Arcais.
La prospettiva liturgica che ha guidato l’adeguamento, nel confermare l’assetto preesistente dei poli liturgici, è nata dalla necessità di ripensare un presbiterio in armonia con l’antichità dell’edificio e uno spazio liturgico in accordo con l’ecclesiologia espressa nella costituzione sulla Chiesa del Vaticano II.
Prossimità e distinzione hanno condotto l’intervento d’insieme. Questa duplice intenzionalità è stata messa in atto nella fase progettuale e poi successivamente, soprattutto durante i diversi sopralluoghi in Cattedrale, nel rispetto dei materiali esistenti e della riconoscibilità del nuovo.
I nuovi poli liturgici consentono un agevole svolgimento dei riti nel mettere in evidenza i tre luoghi eminenti che sono l’altare, l’ambone e la cattedra episcopale. I due preminenti materiali utilizzati sono lastre di marmo Limestone persiano, marmo Bronzetto e lastre di bronzo realizzate in fusione a cera persa, lucidate e verniciate a forno in modo da evitare future ossidazioni.
La piazzetta senatoria risulta adeguata per le celebrazioni feriali e domenicali per la posizione dell’altare e dell’ambone.
La mensa eucaristica al centro del presbiterio è sopraelevata attraverso una predella di due gradini realizzata in marmo Bronzetto. I materiali, e il disegno dei gradini, sono stati scelti con l’intenzione di evidenziare «l’inserimento del nuovo rispetto al precedente» e «integrando elementi dell’uno e dell’altro».
L’altare è realizzato in lastre di marmo Limestone persiano levigato, materiale che ricorda le eleganti volute dell’imponente altare marmoreo policromo settecentesco, con l’inserimento di quattro fasce in bronzo. Nella parte centrale della mensa, a continuare il disegno delle lastre di bronzo, c’è una microincisione: una “tovaglia marmorea” a forma di croce la avvolge interamente.
L’ambone, collocato a sinistra dell’altare, si sporge rispetto la piazzetta senatoria a significare la parola rivolta all’assemblea e la necessaria visibilità anche da parte dei fedeli che occupano i transetti. Evitata ogni concorrenza rispetto ai pulpiti storici, la forma sobria e le sue dimensioni lo configurano non come un semplice leggio, ma come un’elevata tribuna. L’ambone è stato pensato come tre corpi aggettanti: uno centrale e due laterali. Il lettore vi accede salendo alcuni gradini (anabaino) per trovarsi in una posizione ben visibile e udibile. Esso è realizzato in lastre di Limestone persiano lavorato in diversi modi, levigato e leggermente inciso, con inserimenti di fasce di bronzo lavorato. Tali fasce riprendono il motivo dell’altare. Nella parte posteriore, viene ripetuta la microincisione presente sulla mensa.
Ai piedi dei gradini dell’altare storico, la cattedra si presenta, per dimensioni e proporzioni, come una nobile sede episcopale e non un trono regale. È realizzata interamente in bronzo, fusione a cera persa con parti lucide; è posizionata su una predella di due gradini e in asse con l’altare storico e la nuova mensa. Sulla piazzetta senatoria è posta anche la sede presbiterale, in legno di noce, collocata a destra dell’altare.
In fase di esecuzione, e in accordo con la Soprintendenza, la cancellata in ferro battuto e ottone è stata rimossa, sottoposta ad un trattamento di ripulitura e riposizionata nella cripta in corrispondenza dell’area in cui sono conservate le spoglie del Santo Patrono.
L’intervento artistico totalmente ascrivibile al lavoro iconologico dell’artista Gianmaria Potenza ricorre all’uso del suo linguaggio contemporaneo attraverso pannelli tessellati con grafemi ideati per superfici marmoree o bronzee. L’alfabeto sconosciuto è solo apparentemente nascosto visto che il suo linguaggio simbolico nasconde un intenso legame tra natura e architettura. Il linguaggio figurativo fatto di simboli elementari come il quadrato, il cerchio, il rettangolo, la spirale, il punto e la linea dialogano insieme con i loro significati universali. Il loro assemblaggio nell’esprimere le forti emozioni ideative dell’artista, valorizzano con la loro preziosità lo spazio adeguato e rinnovato.
Simbologia degli arredi liturgici
Altare: oltre alla scelta del linguaggio stilistico, l’immagine del sudario che ha avvolto il corpo di Cristo e che dopo la resurrezione è rimasto piegato sul sepolcro ha guidato la fase ideativa. Si è immaginato che tale sudario, dispiegato, avvolgesse l’altare come una tovaglia, impreziosita da filigrana a significare la sua sacralità. Ciò è diventato una “tovaglia marmorea” a forma di croce per testimoniare che l’altare è al tempo stesso “tavola del Signore” (1Cor 10,21) e luogo del memoriale pasquale.
Ambone: lo si è immaginato come supporto per la stesura del rotolo della parola, che avvolgendo la struttura ne rappresenta il suo intrinseco significato. La cesellatura del bronzo rimanda alla parola come annuncio di salvezza. Se ciò avviene attraverso un linguaggio apparentemente nascosto invita a credere che la “parola di Dio” si rivolge alle anime singolarmente.
Cattedra: la scelta della seduta per il magistero episcopale è un chiaro richiamo alla tradizione. La forma si ispira, nel disegno e nell’idea di stabilità, al modello romanico a ricordare sicuramente i caratteri dell’edificio di fondazione su cui si sono poi radicati gli anni della storia della città.