Un violino dell'Academia Cremonensis
per il Museo Rodari di Omegna
Partito da Cremona si è concluso ad Omegna il lungo weekend che ha reso omaggio a due grandi della cultura lombarda: Mario Lodi (1922-2014) e Gianni Rodari (1920-1980).
Venerdì 21 ottobre, presso il Salone Estense di Varese, ha avuto luogo il Convegno “Il mandolino di Mario Lodi e il violino di Gianni Rodari” patrocinato dai Comuni di Varese, Gavirate e Piadena-Drizzona, dall’Università Insubria, dai Comitati nazionali per le celebrazioni dei centenari di Lodi e di Rodari, dalla Casa delle Arti e del Gioco – Mario Lodi, dal Museo Gianni Rodari e dal Parco della Fantasia di Omegna, dal Conservatorio di Piacenza e dall’Academia Cremonensis.
Diverse relazioni hanno approfondito aspetti meno noti della produzione e dell’educazione musicale dei due letterati, dalle lezioni di musica svolte da Mario Lodi col suo mandolino-arpa ad aneddoti più divertenti che hanno ritratto un Gianni Rodari violinista presso le osterie, oltre che appassionato cultore dei canti tradizionali e dei canti delle mondine. Ad Omegna, il 23 ottobre, in occasione delle celebrazioni dei 100+2 di Gianni Rodari è stato donato al Museo un violino decorato realizzato dall’Academia Cremonensis per ricordare l’amore che il letterato ha avuto per lo strumento ad arco e i continui rimandi al violino nelle sue opere dal Libro dei Perché, alla Filastrocca corta e matta.
Il violino è stato realizzato con essenze lignee provenienti dalla Valcuvia (boschi nei quali Rodari amava passeggiare quando risiedeva a Gavirate, città della madre Maddalena Aricocchi) e donate dall’arboricoltura Spertini all’Academia Cremonensis per la costruzione dello strumento. Il violino sarà esposto per sempre al Museo Rodari arricchendo così il percorso museale esistente e potrà essere suonato in occasioni speciali. Il dono, accolto con un lungo applauso dai bambini di Omegna, è stato consegnato dal prof. Fabio Perrone a Mimma Moscatiello vicesindaco di Omegna, a Tarcisio Ruschetti presidente della Fondazione Rodari e ad Alberto Poletti direttore del Museo Rodari.