Pan: "Niente medaglie, ricordiamo il valore
di tutti i sanitari con due grandi querce"
"Sono dispiaciuto per le discussione delle ultime settimane. La pandemia - scrive il primario di Malattie Infettive in una lettera aperta - ci ha fornito diversi insegnamenti che dobbiamo cercare di non dimenticare e forse il più importante è quello della solidarietà umana. Alcuni hanno pagato con la propria vita l’impegno professionale nella cura dei pazienti e nel controllo della pandemia. Sulla mia scrivania tengo la foto di Luciano Abruzzi, medico morto durante prima ondata"
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Ci sono ancora strascichi in merito alla questione dell’onorificenza da attribuire ai sanitari che sono stati in prima linea nella lotta al Covid, quando, due anni e mezzo fa, questo virus ha iniziato a sconvolgere le vite, cogliendo impreparato il sistema sanitario. Una polemica tutta interna al consiglio comunale cittadino, innescata dall’ordine del giorno del centrodestra in Consiglio Comunale con la proposta di insignire con la medaglia d’oro Città di Cremona il medico pneumologo Giancarlo Bosio, rimasto in corsia anche dopo essere andato in pensione; proseguita con la proposta del centrosinistra di votare invece un documento unitario che rendesse onore a tutti i sanitari; e culminata nell’ufficio di presidenza di martedì scorso in cui le due parti politiche si sono accapigliate su chi dovesse essere a ricevere materialmente l’onorificenza in rappresentanza di tutti i sanitari: lo stesso dottor Bosio, secondo Forza Italia; i presidenti degli ordini professionali e i rappresentanti di Croce Rosa e Croce Verde per i gruppi di maggioranza.
Nella querelle è stato coinvolto anche il dottor Angelo Pan, primario di Malattie Infettive, altro volto noto dell’ospedale di Cremona, che al pari di Bosio, oltre a stare in corsia, tante volte ha messo a disposizione la sua professionalità per spiegare ad una cittadinanza scioccata da tante morti, cosa stesse succedendo. E’ stato citato durante la diatriba politica, come destinatario a sua volta di una possibile onorificenza, una onorificenza che adesso però pesa, gravata dalle polemiche e a cui lo stesso Bosio ha già detto di volere ben volentieri rinunciare.
“Gentile Direttore – scrive in una lettera aperta il dottor Pan – la pandemia ha colpito Cremona come poche città in Italia e in Europa ed il carico di sofferenza che ha portato con se è stato tremendo. La cittadinanza cremonese ha saputo affrontare con forza e dignità questo terribile e parzialmente inaspettato evento e il personale sanitario, con un enorme sforzo personale, si è speso per difendere la salute della popolazione. L’impegno è stato ovviamente assolutamente trasversale perché la pandemia non ha un colore politico.
E’ con dispiacere che ascolto le discussioni delle ultime settimane sulla pandemia, un argomento che dovrebbe essere più adatto ad unire che a separare.
Mi permetto di intervenire ora in quanto ho letto il mio nome riportato di recente in più occasioni.
Credo che la pandemia ci abbia fornito diversi insegnamenti che dobbiamo cercare di non dimenticare e forse il più importante è quello della solidarietà umana. Alcuni hanno pagato con la propria vita l’impegno professionale nella cura dei pazienti e nel controllo della pandemia. Sulla mia scrivania tengo la foto di Luciano Abruzzi, medico morto durante prima ondata. La tengo per non dimenticare lui e gli altri colleghi che sono morti di Covid, e in particolare penso a Leonardo Marchi, infettivologo con il quale abbiamo passato anni di lavoro insieme, anche lui morto di Covid. Ma anche i tanti colleghi che ho dovuto curare, sia quelli guariti, sia quelli che sono mancati, come il dottor Gentile, ed altri ancora, purtroppo. Non dobbiamo dimenticare.
Credo che, al di là delle onorificenze, sia doveroso che la comunità cremonese ricordi lo sforzo collettivo e l’impegno e il sacrificio dei sanitari, e per questo penso ad un albero della memoria. Propongo di piantare due forti querce, una in ospedale e una nei giardini di piazza Roma, a memoria di quello che è stato, dell’impegno profuso dai sanitari e nel ricordo di chi ha pagato con la vita l’impegno per difendere la nostra società.
Gli alberi – questa l’accorata conclusione del medico – hanno tanti pregi: hanno lunga vita e ricorderanno ai posteri la pandemia di Covid, sono belli e potranno rammentarci che dalle difficoltà nascono nuove bellezze e infine potranno darci sollievo con la loro ombra nelle calde estati che verranno”. gbiagi