Cronaca

Multe “a tradimento”: in aula le
mamme sanzionate davanti a scuola

Nuova udienza del processo contro i quattro agenti della polizia locale sospesi dal Comune (fino al termine del giudizio di primo grado) e accusati di abuso d’ufficio e falso ideologico. Gli imputati sono Angelo Sorvillo, 34 anni, napoletano, il romagnolo Marco Matteucci, 34 anni, Paolo Villa, 49 anni, di Cremona, e Giacomo Matteo Trimarchi, 36 anni, lodigiano. Gli episodi contestati sarebbero stati commessi tra ottobre e novembre del 2020. Il solo Sorvillo era già stato sospeso per sei mesi per decisione del gip Pierpaolo Beluzzi.

Per l’accusa, Sorvillo, fuori servizio, aveva filmato con il telefonino le auto in sosta vietata davanti alla scuola materna Castello di via Garibotti, compilando i verbali per le sanzioni solo successivamente, una volta rientrato al lavoro. Così facendo, l’agente, che sul cruscotto dei mezzi non lasciava la multa, non dava l’opportunità, come invece vuole il regolamento, di contestare subito il verbale. E questo nonostante i possessori dei mezzi, tutti genitori che erano andati a prendere i loro figli a scuola, fossero presenti al momento delle riprese con il telefonino. Sorvillo, una volta rientrato in servizio, compilava la sanzione con la data del giorno in cui aveva effettuato il video e inviava i verbali per posta, lasciando a bocca aperta i possessori dei mezzi multati, costretti a dover pagare le spese di notifica.

Caterina era una delle mamme che aveva preso la multa. “Ero andata a prendere mio figlio, che faceva il terzo anno della materna. Avevo parcheggiato con le quattro frecce di fronte alla scuola sul marciapiede. So che ero in difetto, e infatti la multa l’ho pagata, ma l’ho ricevuta senza averne avuto la consapevolezza. Nessuno vedeva passare i vigili, si diceva che c’era un vigile che passava col telefonino. La multa sul parabrezza non c’era. Eravamo in piena pandemia, era una questione di minuti, il tempo di scendere e di prendere mio figlio, ma sono sempre stata vicino alla macchina”. “Di questa cosa”, ha spiegato Caterina, “se ne parlava molto tra noi genitori. Tanto che abbiamo scritto una lettera al sindaco e al comandante della polizia locale”.

Un’altra mamma, invece, il vigile l’aveva visto e ci aveva parlato. Alessandra, mamma di tre figli, due che andavano alla materna e uno al nido, era stata avvertita da un papà che c’era un agente che le stava dando la multa. “Quel giorno pioveva”, ha ricordato la testimone, “le entrate dei bambini erano scaglionate per via della pandemia, e i genitori lasciavano la macchina dove si poteva. “Non c’era posto dove metterla, la strada è stretta. Quel vigile mi ha detto che c’era un residente che aveva chiamato perchè non riusciva ad uscire con la macchina, ma il passaggio è sempre stato lasciato libero e la mia auto era molto più indietro”. “Oltretutto con molta arroganza”, ha ricordato Alessandra, “l’agente, invece di darmi in mano la multa, visto che pioveva, l’ha messa sul tergicristallo, così era tutta bagnata”.

Oggi era attesa anche la testimonianza di Raffaele Marongiu, ex comandante dei carabinieri del Nas di Cremona, in questo caso nella veste di un nonno che era andato a prendere il suo nipotino. L’avviso di presentarsi in tribunale è arrivato a destinazione, ha fatto notare il pm, ma il testimone non si è presentato e non ha inviato alcuna giustificazione. Per la prossima volta, il giudice ha ordinato l’accompagnamento coattivo con i carabinieri.

Durante la scorsa udienza, il sottotenente Nicola Caroppi, attualmente comandante della sezione operativa dei carabinieri di Piacenza e all’epoca dei fatti alla sezione di polizia giudiziaria della procura di Cremona, aveva illustrato le indagini su un altro episodio contestato relativo all’esposto presentato da Luigi, vicino di casa di Paolo Villa, quest’ultimo coimputato con i colleghi Sorvillo e Trimarchi per quanto accaduto il 13 ottobre del 2020. Per l’accusa, Villa, in pessimi rapporti con il suo vicino di casa, avrebbe chiesto un favore personale a Sorvillo, che durante il servizio, insieme al collega Trimarchi, si era recato a casa di Luigi in via Ingegneri con la scusa di un accertamento amministrativo “senza che ve ne fosse motivo alcuno”.

“Si sono presentati dicendo che c’erano dei dissapori tra condomini e che bisognava chiamare l’amministratore”, ha riferito Luigi, che, insospettito, aveva cominciato a registrare con il telefonino. “I toni e le modalità erano aggressivi”, ha aggiunto il testimone, che in aula non ha riconosciuto negli imputati i due agenti che si erano presentati sulla soglia di casa sua. “Mi hanno chiesto i documenti, uno di loro (per l’accusa Sorvillo) mi ha gettato a terra il documento con disprezzo, io ero allibito e ho chiesto loro di andare via”. Luigi ha poi raccontato di aver guardato fuori dalla finestra e di aver visto i due agenti andarsene con il suo mattarello preso dal portaombrelli di casa.  “Li ho filmati. Quel mattarello ha un valore affettivo, mi piacerebbe recuperarlo”. Due ore dopo, Luigi si era trovato la multa alla macchina: intralcio ai pedoni. “Invece era parcheggiata perfettamente”, ha sostenuto il proprietario. “L’unica multa era la mia. Poi alla fine l’ho pagata”.

Nel processo è contestato un altro episodio: quello di una donna che sarebbe stata ammanettata illegalmente dagli agenti Angelo Sorvillo e Marco Matteucci. La donna, che quel giorno era in stato di ebbrezza, dopo un litigio con il compagno aveva gettato fuori dall’abitazione alcuni attrezzi ed effetti personali dell’uomo. Alla richiesta di fornire le proprie generalità, aveva dato in escandescenze ed era quindi stata ammanettata e condotta al comando. Secondo l’accusa, però, il suo comportamento non avrebbe giustificato l’uso delle manette. 

Si torna in aula il prossimo 7 febbraio per sentire gli ultimi testimoni del pm.

Sara Pizzorni

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