Cronaca

Quel ristorante con i tavoli
"vuoti". Post "diffamatorio", processo

Per l’accusa, avrebbe offeso la reputazione di Adelina Quaranta, all’epoca dei fatti, titolare, con il marito, del ristorante “Da leccarsi i baffi” di corso Garibaldi a Cremona, pubblicando un post sul gruppo facebook “Non sei cremonese se…”: “Ci sono ristoranti in corso Garibaldi che dovrebbero ringraziare chi ha organizzato il Mercato Europeo. In questi tre giorni hanno lavorato con i tavoli pieni di clienti che invece sono TOTALMENTE vuoti durante le settimane e i mesi in cui non ci sono questo genere di eventi…Eppure sono talmente ipocriti che dicono di tutto tranne che connettere la lingua con gli incassi di fine serata. Complimenti!”.

L’avvocato Zontini

Sul banco degli imputati è finita Franca Elda Segalini, titolare della cartoleria in corso Garibaldi, accusata di diffamazione aggravata. Il fatto risale al 6 maggio del 2018, periodo in cui a Cremona c’è il Mercato Europeo, evento che richiama produttori e commercianti da altri paesi europei con l’allestimento tra corso Campi e corso Garibaldi di stand che offrono un mix di cucina internazionale e shopping europeo.

Secondo Adelina Quaranta, parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Zontini, quel post non poteva che essere riferito al ristorante “Da leccarsi i baffi”, essendo l’unico di corso Garibaldi di fronte alla cartoleria. Per l’avvocato Zontini, che per la sua cliente chiede un risarcimento di 8.000 euro, è una doppia diffamazione: “la prima, quando si specifica che i tavoli sono ‘TOTALMENTE vuoti’, cosa che equivale ad incolpare di incapacità gestionale o peggio, mentre la seconda quando descrive i titolari come ‘talmente ipocriti’”.

“Faccio parte del gruppo ‘Non sei cremonese se…’, ha detto oggi in aula la Quaranta. “Quando ho visto quel post sono rimasta male, ma quanto ho visto chi l’ha postato sono rimasta ancora peggio. La Segalini aveva la cartoleria quasi di fronte al mio locale e con lei credevo di avere un ottimo rapporto. Evidentemente mi sbagliavo”. Alla Segalini, la commerciante non aveva chiesto spiegazioni in merito a quel post, ma contro di lei aveva sporto denuncia.

L’avvocato Tacchinardi

Prima che il caso arrivasse a processo, il pubblico ministero titolare dell’indagine aveva chiesto l’archiviazione, sostenendo che la Segalini aveva scritto un generico “ristoranti in corso Garibaldi”. Facendo una ricerca su Google Maps, il pm aveva segnalato la presenza di altri locali. E comunque,  aveva scritto il pm, “il commento sui tavoli vuoti e sull’ipocrisia dei commercianti che non hanno apprezzato la manifestazione del Mercato Europeo pare legittima espressione del pensiero dell’indagata nell’ambito di un dibattito di sicuro interesse pubblico per gli abitanti di Cremona, quale l’utilità o meno per i commercianti di manifestazioni all’interno del centro storico”.

Oggi in aula, l’avvocato della difesa Mario Tacchinardi ha snocciolato diversi nomi di bar, tavole calde, pizzerie, ristoranti e rosticcerie che hanno la propria sede in corso Garibaldi, sostenendo che la frase incriminata non era indirizzata alla Quaranta, ma che si trattava di un post a commento di una discussione sul gruppo social inerente proprio la manifestazione del Mercato Europeo. Per la difesa, dunque, si è di fronte ad un diritto di critica, oltretutto non riferito al locale della ristoratrice.

Non così secondo l’avvocato Zontini, secondo il quale “è del tutto impossibile confondere il diretto bersaglio dell’offesa, posto che l’unico ristorante in corso Garibaldi è “Da leccarsi i baffi”. Il legale di parte civile aveva già sostenuto che le frasi riportate non erano una semplice critica, ma “una grave esternazione, una precisa aggressione verbale” alla sua assistita. “Connettere la lingua al cervello allude a qualche forma di deficienza intellettuale. Collegare gli incassi di fine serata con l’ipocrisia non è critica, ma malevola affermazione destituita di ogni senso, se non quello di mero spregio”.

Nella prossima udienza, fissata al 9 febbraio, sarà sentita una testimone della difesa, dopodichè il giudice emetterà la sentenza.

Sara Pizzorni

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