Cronaca

Scoperta maxi frode fiscale: 27
arresti. Coinvolti anche 2 cremonesi

Ci sono anche due indagati nati a Cremona tra le persone coinvolte in una maxi operazione coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Brescia su un giro di fatture false ed evasione fiscale. L’indagine, portata avanti dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Brescia, ha visto l’emissione di 27 misure cautelari personali e un sequestro di oltre 93 milioni di euro. 73, in tutto, gli indagati. Delle 27 ordinanze di custodia cautelare, 8 sono in carcere, 14 ai domiciliari e 5 obblighi di dimora, nonché il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, immobili, veicoli e quote societarie. Le indagini, avviate in relazione ad ipotesi di riciclaggio nei confronti di un sodalizio i cui indagati avevano vari precedenti, tra cui, in particolare, gestione di rifiuti non autorizzata e traffico di stupefacenti, hanno consentito di indagare sull’esistenza di una frode fiscale, in relazione alla quale la finanza ha condotto gli accertamenti economico finanziari, anche mediante l’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette.

Si parla di una presunta maxi- frode fiscale con 1,8 miliardi di euro di fatture false, e una evasione Iva pari a 260 milioni, per la quale tra gli indagati figurano le società della grande distribuzione Gs e Auchan. Ai domiciliari c’è un 45enne nato a Cremona e residente a San Paolo, in provincia di Brescia, mentre un’altra cremonese di 68 anni residente a Flero, risulta indagata. Tra gli indagati, 39 persone fisiche e 7 persone giuridiche. I reati contestati sono associazione per delinquere ed emissione e utilizzo di false fatture. Disposti sequestri di ingenti somme, tra cui 33,8 milioni nei confronti di Gs, controllata da Carrefour, e 26,2 milioni nei confronti di Auchan.

In particolare, il 45enne cremonese figura come amministratore di una azienda bresciana di rottami ferrosi, una delle società che avrebbero stabilmente acquistato materiale ferroso e non ferroso in nero. Il 45enne, insieme ad altri indagati, avrebbe emesso, nel 2020 e nel 2021, fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti per consentire alla società di evadere l’imposta sui redditi. La 68enne, invece, in qualità di titolare di una ditta bresciana di pulizia, avrebbe ricevuto sul conto corrente intestato alla sua ditta la somma di 211,641 euro come profitto derivante dalla commissione dei reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, soldi poi trasferiti con bonifici su conti correnti intestati a soggetti di origine cinese, aperti in istituti di credito di Cina e Hong Kong, in modo da celarne la provenienza illecita.

Il sistema di frode carosello ricostruito sarebbe stato portato avanti tra il 2015 e il 2021 in due modi: uno attraverso false lettere di intenti per effettuare da fornitori italiani acquisti di merci senza applicare l’Iva; l’altro attraverso acquisti da fornitori di altri paesi dell’Unione Europea, anche in questo caso senza applicare l’Iva. I gruppi della grande distribuzione avrebbero concorso nel meccanismo di evasione e di realizzazione di profitti come intermediari nelle compravendite tra le varie società del circuito finito al centro dell’inchiesta. A segnalare le presunte irregolarità era stato anche un dipendente di Gs, che si occupava di contabilità.

Le operazioni, che hanno visto coinvolte circa 200 unità di personale appartenenti ai reparti delle due forze di polizia, sono state condotte in Lombardia, Veneto, Toscana, Campania, Lazio, Marche, Liguria, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Sara Pizzorni

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