West Nile, casi in aumento. Tra
le aree più colpite c'è Cremona
Leggi anche:
Cresce in Lombardia la diffusione della Febbre del Nilo, la malattia provocata dal virus West Nile provocato dalla puntura della zanzara. Cremona risulta una delle aree più colpite. Secondo il bollettino dell’Istituto superiore di Sanità aggiornato al 31 agosto, il sistema di sorveglianza ha rilevato 41 casi totali, in aumento rispetto ai 17 della settimana precedente.
I decessi sono saliti a 3: il primo caso, l’11 agosto, ha visto il decesso di un uomo residente a Cigole, nella bassa Bresciana; il secondo, il 27 agosto, il decesso di Virgilio Villa, residente a Marzalengo, nel cremonese, e il terzo, il primo settembre con la morte di un 75enne mantovano. Dei 41 casi lombardi, 13 sono forme neuro-invasive sui 192 totali a livello nazionale, con una crescita di 6 in una settimana. Di questi, 4 sono a Brescia, 3 a Cremona, 1 a Lodi, 2 a Mantova, 1 a Milano, 2 a Pavia.
Sul numero complessivo ha un’elevata incidenza quello dei casi rilevati attraverso i donatori di sangue, in genere persone asintomatiche, che emergono proprio perché è attivato il sistema di monitoraggio per evitare che sangue infetto venga trasfuso. Nell’ultima settimana sono emerse 11 positività tra donatori di sangue che portano a 17 il totale da giugno: 1 a Bergamo, 4 a Brescia, 3 a Cremona, 1 a Lodi, 3 a Mantova, 1 Monza, 3 a Milano, 1 a Pavia.
Sui 127 casi con febbre in Italia, in Lombardia ne risultano 9, 6 in più rispetto alla rilevazione del 24 agosto: 2 a Brescia, 1 a Cremona, 4 a Lodi, 2 Mantova. La diffusione del virus resta molto più alta nelle zone di pianura, dove, con la siccità e le alte temperature, le zanzare hanno trovato l’habitat ideale per la riproduzione.
Per quanto riguarda invece la sorveglianza tra gli equidi, e cioè cavalli, asini e muli, è stata confermata la presenza di 5 focolai tra Cremona (1), Mantova (2) e Brescia (2). Tra gli uccelli bersaglio, e cioè gazze, cornacchie e ghiandaie, si è vista la presenza del West Nile Virus solo in una cornacchia a Milano. Tra gli uccelli selvatici, il virus è stato individuato in 2 civette (una a Pavia, l’altra a Varese).
Sara Pizzorni