Politica

Cottarelli: "Flat tax e crisi economica,
con destra rischio di tornare al 2011"

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Lo spettro di una crisi economica come quella del 2011, ecco quello che si agita sull’Italia se vincerà il centro destra. E’ parlando di un tema apparentemente arido come l’economia che Carlo Cottarelli ha scaldato la platea della festa dell’Unità venerdì sera, mai così folta e c’era da aspettarselo. Cottarelli è il primo big tra i candidati alle prossime elezioni a calare sotto il Torrazzo ed è pure un cremonese, anzi un cremonese che snocciola con piacere i suoi primi anni al quartiere Po, alla scuola elementare Monteverdi, poi alla media Virgilio e alla Guido Grandi, e infine al liceo classico per poi laurearsi all’università di Siena, entrare alla Banca d’Italia e approdare alla direzione del Fmi. In un dibattito condotto dal giornalista Giovanni Palisto andato ben oltre i 60 minuti previsti, l’economista candidato indipendente per il Pd nel Senato uninominale, ha toccato soprattutto i temi economici, spiegando perchè abbia accettato la proposta di Enrico Letta, arrivata appena dopo la rottura dell’alleanza tra Pd e Azione. “Mi si è aperto il cuore quando mi hanno detto che sarei stato candidato per Cremona. Ma mi dispiace che sia saltata l’alleanza con Calenda, col quale ho anche lavorato, perchè in queste elezioni la sfida è battere una destra conservatrice. E invece rischiamo di fare lo stesso errore di 100 anni fa quando le difficoltà delle forze progressiste liberali a mettersi insieme favorirono proprio la destra”.

I motivi della preoccupazione per Cottarelli sono giustificati essenzialmente dal rischio di un inasprimento della crisi economica in Italia alla luce delle ricette di Salvini e C., a cominciare dalla Flat Tax “che avvantaggia i più ricchi e penalizza i redditi più bassi e non ha una copertura finanziaria. Chiediamoci perchè dei 15 paesi che l’avevano adottata ne sono rimasti solo 7”. Perchè se è vero che l’inflazione sta per il momento gonfiando le entrate dello Stato, alla lunga questo non reggerà e alla fine i 60 miliardi per finanziare la “tassa piatta” dovranno essere coperti o aumentando il debito pubblico o tagliando la spesa, con conseguente riduzione dei servizi.

Le scelte in materia economica della destra rischiano di farci tornare alla situazione del secondo governo Berlusconi, a quel 2011 appunto, quando “lo spread era andato a 600, il governo si dovette dimettere, poi arrivò Monti e ci fu la necessità di fare l’austerità, che non è una buona cosa quando c’è una recessione. Perchè i mercati finanziari attaccarono l’Italia e non ad esempio la Francia o il Belgio? Perchè nei 10 anni precedenti, in particolare tra 2000 e 2006 il governo di centrodestra aveva fatto dei disastri, senza che nessuno se ne accorgesse; praticamente hanno fatto tutti i possibili errori che si potevano fare”. Molto in sintesi: venne sperperato l’avanzo primario accumulato negli anni precedenti dai governi del centrosinistra e che era arrivato al 3 – 3,5% del Pil. “Dopo 5 anni quell’avanzo era diventato zero, perchè avevano fatto operazioni sbagliate, aumenti di spesa insensati, tagli di tasse non sostenibili. Così il debito pubblico è rimasto alto, mentre negli altri Paesi scendeva rapidamente e l’Europa cresceva. Era quello il momento in cui si sarebbe dovuto mettere a posto i conti pubblici, ‘mettere fieno in cascina’”. E quando poi nel 2008 scoppiò la crisi internazionale, “l’Italia è stata colta con un debito pubblico secondo in Europa solo alla Grecia diventando l’obiettivo tipico della speculazione”.

Oggi però a differenza di allora ci sono i fondi ottenuti dall’Italia negli ultimi anni da Bce (350 miliardi circa) e poi dall’Ue (i 200 miliardi del Pnrr): “E’ assolutamente necessario per l’Italia – continua Cottarelli –  mantenere buone relazioni con l’Europa, se io vedo questi che vanno al Governo e sono quelli che andavo in giro con la maglietta ‘no euro’, beh questo mi preoccupa molto, moltissimo e dobbiamo fare il possibile  perchè questo non avvenga”.

“Ora il centrodestra dice di voler rinegoziare i fondi del Pnrr, ma che cosa ci sia da rinegoziare ancora non ce l’ha spiegato. Ci credo, visto che sta funzionando. E i margini di flessibilità, peraltro, sono ridottissimi”.

Arrivano gli applausi qui, e quando Cottarelli parla di investimenti per la scuola pubblica sia in termini di strutture che di progressioni di carriera e stipendi per gli insegnanti; oltre che quando tocca il tema dell’evasione fiscale: “Io mi sono stufato di pagare le tasse anche per gli altri. Non è vero che sia impossibile eliminarla in Italia”, citando ad esempio i buoni risultati avvenuti con l’introduzione della fatturazione elettronica. “Ma se cercate nel programma del centrodestra le parole ‘lotta all’evasione’ non troverete nulla”. E sul tema, spinoso in una campagna elettorale, arriva anche la dialettica con il pubblico, quando si alza Beppe Franzosi, ristoratore, uno dei contestatori più pittoreschi durante i durissimi mesi di  lockdown forzato causa Covid: “Sono un evasore”, si autodichiara, “perchè se non lo facessi avrei già dovuto chiudere. Come faccio a pagare il 66% di tasse?”

“Il problema è reale”, risponde Cottarelli, “ma da qualche parte bisogna cominciare e la lotta all’evasione fiscale non sarà un processo breve. Il punto di partenza è che esiste una fetta di lavoratori che le ritenute le ha alla fonte e quindi non ‘vede’ quante tasse sta pagando e chi invece le deve versare e può scegliere di non farlo”.

Semplificazione della burocrazia (una delle riforme a cui è legata l’erogazione dei fondi europei come pure la riforma della giustizia, per abbreviare i processi), smontaggio di bufale come quella di una patrimoniale che il centrosinistra sarebbe pronto a imporre; ridimensionamento del rischio di manovre speculative da parte degli edge funds sul debito pubblico italiano, sono stati altri temi toccati dal candidato. Ben conscio che il problema numero 1 al momento è l’aumento vertiginoso dei costi energetici. “Una ricetta miracolosa purtroppo non c’è”, ammette. “Anche la proposta di porre un tetto al prezzo del gas (come portato avanti da Draghi presso l’Ue) presenta dei rischi. E poi c’è la proposta di Letta, quella di calmierare i prezzi almeno in Italia, utilizzando risorse derivanti dalle maggiori entrate che stanno avendo le aziende produttrici di energia elettrica da fonti diverse dal gas, ma i cui prezzi di vendita sono indicizzati a quest’ultimo”.  E fermo restando che il futuro è nelle fonti rinnovabili, è necessario almeno continuare a studiare l’alternativa nucleare.

Temi nazionali, come ovvio che sia, ma senza dimenticare quelli che possono fare più presa nella vita  quotidiana dei cremonesi, sottolineando le debolezze del governo regionale, in particolare il trasporto ferroviario: “La Lombardia dovrebbe competere con le migliori regioni d’Italia, invece non è all’altezza. Ho confrontato l’orario ferroviario di oggi con quello di 50 anni fa. E’ uguale. In più c’era un treno diretto per Brescia che impiegava poco più di 30 minuti per fare il tragitto, e oggi non c’è più. L’amministrazione lombarda si dovrebbe vergognare”. Il ponte verso le elezioni del 2023 è già stato gettato.

Giuliana Biagi

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