Giovanni Senatore colpito da otto
coltellate. Una gli è stata fatale
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Otto le coltellate inferte con impeto a Giovanni Senatore, 40 anni, ucciso la sera del 10 agosto davanti al bar Meteora di Castelleone da Mauro Mutigli, il 38enne operaio residente in paese, attualmente in carcere accusato di omicidio. Alla vittima, una delle otto coltellate è stata fatale. L’accoltellamento è avvenuto al termine di una lite tra i due uomini. Le indagini del carabinieri sono ancora in corso, così come gli accertamenti autoptici, effettuati da Chen Yao, il medico legale di Pavia incaricato dalla procura, ma dai particolari emersi, soprattutto dai filmati delle telecamere, sarebbe stato Senatore il primo a provocare e a menare le mani, scatenando la reazione di Mutigli, che si è allontanato, è uscito a prendere il coltello custodito nel suo monopattino elettrico ed rientrato per sferrare gli otto colpi alla vittima.
Ancora da chiarire i motivi che hanno portato i due uomini, che si conoscevano, ad una lite così violenta, tanto da sfociare in un omicidio e al ferimento, sempre per mano di Mutigli, accusato anche di tentato omicidio, di Alessandro Ferrari, l’amico di Senatore finito in ospedale con quattro coltellate nel tentativo di prendere le parti della vittima. Ferrari è stato dimesso ed è a casa. Sia sul corpo di Senatore che sull’indagato sono stati effettuati esami tossicologici di cui si stanno aspettando gli esiti.
Da appurare se Mutigli, assistito dall’avvocato Consuelo Beber, abbia agito con premeditazione, come pensa il legale della famiglia di Giovanni Senatore, l’avvocato Mario Tacchinardi, o se invece in preda ad un improvviso raptus omicida. Senatore, in passato cameriere in una pizzeria prima e poi buttafuori, aveva trovato lavoro come saldatore. Mutigli fa l’operaio. Entrambi avevano precedenti di polizia. Senatore è stato in carcere a Opera per sequestro di persona e rapina. Era stato intervistato nel 2014 da “Le Iene” in occasione di uno speciale realizzato nel penitenziario milanese. Nell’intervista, Senatore aveva mostrato i suoi numerosissimi tatuaggi: il tatuaggio sull’addome con la frase “Non mi resta che odiare”, fatto quando la sua ragazza lo aveva lasciato, un pugnale sul braccio, i nomi dei suoi fratelli Nino, Sonia e Barbara, sulla gamba una pistola per simboleggiare la vendetta, sulla schiena la scritta “Out law” (Fuori legge) e sul volto un disegno tribale che si era fatto da solo.
Sara Pizzorni