Ambiente

Siccità, tra 2 e 6 miliardi il conto
da pagare per l'agricoltura

Ma anche gli animalisti fanno sentire la loro voce in questa torrida estate. Sabato un gruppo di loro proveniente dal Bresciano ha fatto tappa a Spinadesco, in uno degli spiaggioni amplificati dalla secca eccezionale del Po. Hanno esposto uno striscione contro gli allevamenti intensivi, tra i maggiori fattori di consumo d'acqua

Il conto che dovrà pagare l’agricoltura a causa della siccità sarà salato. Il calcolo arriva da Coldiretti che stima danni alle imprese per 6 miliardi di euro andando così a bruciare il 10% del pil agricolo. Confagricoltura è più cauta e stima danni per 2 miliardi di euro e perdite per un 6%.

Il caldo africano e il 60% di piogge in meno rispetto alla media storica disegnano un quadro drammatico. Si stima una perdita del mais del 50%, considerando che la produzione nazionale arriva dalle regioni più colpite dalla siccità: Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. -30% di produzione del grano duro che serve per produrre la pasta e perdite invece del 20% per quanto riguarda il grano tenero per la produzione del pane.

E’ allarme rosso anche per le risaie di Lombardia e Piemonte con perdite stimate del 30%. Diminuisce anche la produzione del latte, con un 20% in meno. E a causa della siccità è a rischio anche 1/5 dell’export di ortofrutta made in Italy per un valore di oltre un miliardo. Nei campi, frutta e verdura stanno letteralmente bruciando e si cerca di anticipare il raccolto quando possibile, come già successo per il pomodoro.

La situazione politica con la caduta del governo Draghi preoccupa inoltre gli agricoltori. Si teme infatti lo stop degli aiuti previsti dal decreto siccità. In agenda c’era anche la nomina di un commissario straordinario che potesse prendere iniziative sull’emergenza in agricoltura. Ma il timore è che adesso la nomina rimanga al palo.

Ma anche gli animalisti fanno sentire la loro voce in questa torrida estate. Sabato un gruppo di loro proveniente dal Bresciano ha fatto tappa a Spinadesco, in uno degli spiaggioni amplificati dalla secca eccezionale del Po. Hanno esposto uno striscione che recita  “Noi chiudiamo i rubinetti, voi chiudete gli allevamenti! Questo sistema produttivo non è sostenibile!”

Gli attivisti delle sigle Basta Veleni, collettivo Octopus, Extinction Rebellion, Collettivo Gardesano Autonomo, Fridays For Future Brescia, hanno inscenato una protesta su uno dei luoghi  simbolo dell’emergenza siccità. “Il 99% dei prodotti di origine animale – affermano – proviene dagli allevamenti intensivi, oltretutto le produzioni di carne, latte e uova, implicano un utilizzo spropositato di acqua. Consideriamo che siamo in una zona ad alta intensità di allevamenti intensivi, in particolare quella del bacino padano tra le province di Brescia, Cremona, Mantova, Modena. Secondo la Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe Zootecnica (BDN) in Lombardia sono allevati 4.4 milioni di maiali, 1.5 milioni bovini, 23 milioni di polli – prosegue la nota -. La zootecnia è tra i maggiori utilizzatori di acqua. Non solo allevamenti intensivi, ma anche l’agricoltura caratterizzata da monocolture come granturco e grano, gioca un ruolo dominante ed è strettamente collegata agli allevamenti, in quanto queste coltivazioni sono destinate per la maggior parte a diventare mangimi per gli animali allevati”.

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