Cronaca

“Mosca non è un assassino.
Contro di lui prove costruite”

La difesa ha chiesto l’assoluzione per l’ex primario.
“Quelle morti sono sopraggiunte per cause naturali”.
Attesa per la sentenza.

Mosca (a sinistra) con i suoi difensori

“Carlo Mosca non è il responsabile delle morti di quei tre pazienti malati di Covid. E’ un medico che ha fatto del suo lavoro una missione, per i pazienti ha dato anima e corpo nel periodo della pandemia. Un medico come Mosca si attiva per salvare i pazienti, non per ucciderli. Perché avrebbe dovuto sopprimerli?”. Lo sostiene la difesa del medico cremonese, ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari accusato di aver iniettato a tre degenti, poi deceduti, Succinilcolina e Propofol, farmaci incompatibili in assenza di intubazione, e letali in quanto inducono il blocco dei muscoli e l’arresto respiratorio. 

In aula, gli avvocati Elena Frigo e Michele Bontempi hanno puntato il dito sui due infermieri accusatori di Mosca, definendoli “di assoluta inattendibilità, smentiti nelle loro dichiarazioni da un intero reparto che invece ha sostenuto il primario e ha parlato delle sue capacità professionali e umane”. I legali hanno poi parlato di “prove costruite”, come ad esempio il cestino con le fiale di quei farmaci in bellavista. “Nessuno ha mai parlato di complotto contro Mosca”, ha aggiunto l’avvocato Frigo, che però ha accusato i due infermieri Michele Rigo e Massimo Bonettini di aver “creato delle prove contro il primario”. Perché?. “Non lo sappiamo”, ha detto il legale, che ha ipotizzato che “in quel periodo gli infermieri fossero stati sottoposti ad un notevole stress”. 

La difesa ha inoltre ricordato che nessuno dei testimoni chiamati a deporre in aula ha detto di aver mai visto Mosca somministrare quei farmaci. “Mosca non è un assassino a sangue freddo”, ha detto l’avvocato Bontempi. “Lui curava tutti, anche quelli spacciati. La morte di quei tre pazienti è avvenuta per cause naturali, una concomitanza tra il Covid e le altre patologie di cui soffrivano. Altri degenti non curati da Mosca erano morti in quel periodo con le medesime modalità”. 

I difensori, nel chiedere l’assoluzione per il loro assistito, hanno parlato di “una vicenda nata per un assurdo errore di convincimento di due infermieri, Rigo e Bonettini, che hanno costruito un castello, hanno deciso di denunciarlo, gli hanno rovinato la vita. Al dottor Mosca è stato rubato un anno e mezzo della sua vita”.

Stamattina per l’imputato il pm Federica Ceschi aveva chiesto la condanna a 24 anni di reclusione. Ora, terminate le arringhe difensive, durate cinque ore, la Corte d’Assise è in camera di consiglio. A breve comunicherà se la sentenza sarà emessa stasera o se slitterà a domani.

Sara Pizzorni

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