Cronaca

La tecnologia applicata alla cura:
il bilancio del progetto HoCare 2.0

La tecnologia a servizio della cura dell’anziano: si riassume così, in poche parole, il progetto HoCare 2.0, promosso dalla Camera di Commercio di Cremona (che ha stanziato 30mila euro) insieme a Regione Lombardia, conclusosi proprio in questi giorni, e che ha coinvolto 33 nuclei familiari del territorio, oltre agli enti istituzionali e sanitari.

Matteo Donelli

“Siamo partiti da una riflessione sull’invecchiamento della popolazione nel nostro territorio, con dati molto più alti della media, e del conseguente incremento della domanda di servzi sanitari che non sempre è possibile soddisfare attraverso un ricovero” spiega Matteo Donelli, project manager che dall’inizio ha gestito il progetto. Si sono quindi individuate soluzioni innovative per l’assistenza domiciliare attraverso un bando, per provare poi a inserire tali supporti tecnologici nei percorsi tradizionali di gestione dei pazienti da parte delle strutture sanitarie del territorio, coinvolgendo 33 nuclei familiari.

“Lo scoglio principale era fare accettare agli anziani la tecnologia, cosa tutt’altro che scontata” spiega ancora Donelli. “Per questo il progetto puntava a far parlare gli autori principali dei servizi, grazie a una progettazione partecipata, che coinvolgesse le quattro anime della società civile: imprese, pubblica amministrazione, cittadini e università (Politecnico)”. E’ così nata una cabina di regia, che nei tre anni di durata del progetto ha provveduto a selezionare le soluzioni tecnologiche da sperimentare e a monitorare l’andamento della sperimentazione.

Sono state tre, sostanzialmente, le aziende individuate, con tre diverse proposte, ognuna delle quali coinvolgeva 11 nuclei familiari. “La prima riguardava un sistema di dispositivi indossabili (tra cui un orologio) per il monitoraggio dei parametri vitali, ma anche il monitoraggio di eventuali cadute, o stati di immobilità prolungata sospetta” spiega Donelli. Tutti dati che vengono trasmessi in remoto all’operatore che ha in carico l’anziano, e che in caso di problemi può attivare i soccorsi.

Una seconda azienda proponeva invece un’applicazione dedicata ai pazienti oncologici, in modo da facilitarne l’interazione con l’oncologo, a 360 gradi: “dalla trasmissione di dati e cartelle cliniche, alle consulenze in telemedicina, al monitoraggio di parametri vitali. Il tutto allo scopo di verificare eventuali necessità di visite in ospedale”.

La terza sperimentazione ha invece riguardato “l’utilizzo di un software rivolto a pazienti affetti da un livello basso o medio basso di decadimento cognitivo, per una stimolazione della sfera cognitiva attraverso la realtà virtuale, in modo da poter effettuare una terapia anche in remoto” continua il project manager.

Il progetto HoCare2.0 ha portato a risultati piuttosto interessanti: da un lato gli utenti hanno dichiarato di aver migliorato o comunque non peggiorato le proprie condizioni di vita durante la sperimentazione, e dall’altro i feedback pervenuti dagli stessi utenti e dai loro caregiver sono stati utili alle aziende per correggere il tiro rispetto all’efficacia delle proprie soluzioni. Una cosa è emersa con forza: che la tecnologia è fondamentale, ma non può sostituire la presenza degli operatori a domicilio, che per gli utenti sono un supporto fondamentale”.

Ora si guarda al futuro: il progetto è terminato e la palla passa alla Regione, che dovrà valutare se inserire permanentemente questo tipo di tecnologie nella gestione domiciliare dei pazienti. Ma il lavoro della Camera di Commercio non si conclude: “Vogliamo continuare a investire in questo settore, per promuovere la silver economy nel nostro territorio ma anche per stimolare l’innovazione nel mondo delle imprese” conclude Donelli. “A questo proposito stiamo monitorando altri progetti europei. Abbiamo già presentato una nuova proposta, sempre sul digitale applicato all’health care, e ci sono altre progettualità in via di sviluppo. Vogliamo fare tesoro delle relazioni che abbiamo costruito in questo progetto, con tutti gli attori del territorio, per poi metterle a frutto in ulteriori iniziative”.

Laura Bosio

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