Carcere, visita di Antigone:
"Struttura in sofferenza"
Un carcere in sofferenza, con una situazione piuttosto complessa, ma anche simile a quella di altri penitenziari lombardi: questo il bilancio della visita fatta nella giornata di mercoledì al carcere di Cremona da alcuni portavoce dell’associazione Antigone, Valeria Verdolini dell’Università di Milano-bicocca e Alvise Sbraccia dell’Università di Bologna.
Una visita giunta provvidenzialmente, in seguito alla rivolta verificatasi solo una settimana fa, quando un incendio aveva coinvolto alcune celle. Sotto questo punto di vista, i volontari di Antigone hanno trovato “una situazione abbastanza tranquilla e che non porta i segni di una vera e propria rivolta. Tutto è partito da una discussione sulla sostituzione di uno psicofarmaco, seguita da una certa agitazione in un reparto”.
Tuttavia, il quadro generale, in via Ca’ del Ferro, “è quello di un istituto che presenta alcune linee di problematicità” spiega Valeria Verdolini. In primis il problema del sovraffollamento, con “430 presenze complessive, di cui 285 stranieri. Ma a creare problemi è anche la presenza di 341 detenuti definitivi, in una struttura che non offre una progettualità adeguata per iniziare percorsi di riabilitazione”.
L’organico, come denunciato più volte dai sindacati, “è sottodimensionato: ci sono 195 agenti, su 223 previsti”. Ma a preoccupare è soprattutto un “aumento percepibile degli eventi critici, che nei primi 6 mesi 2022 stanno crescendo rispetto al 2021. Si tratta, tuttavia, di un trend registrato anche in altri istituti della Regione”.
Un’altra problematica non indifferente è la fragilità: “Ci sono diverse situazioni che richiedono un’attenzione in più. C’è una sofferenza profonda che riguarda una parte della popolazione carceraria in condizione di marginalità sociale ed economica. Persone che non hanno una progettualità di vita, in un carcere in cui non si riesce a trovare un cambiamento significativo”.
Il problema, che riguarda un po’ tutti i penitenziari, è che durante la pandemia sono rimasti un po’ ai margini: “Sono calati i volontari che se ne occupano ma anche i progetti. Questo, unito alla scarsità di educatori, si risolve in una certa fatica da parte di operatori e detenuti”.
LaBos