Ex Snum e parco del Morbasco, due
casi in cui il Comune non ascolta
Egregio direttore,
il Coordinamento degli Stati Generali Clima, Ambiente e Salute di Cremona, a nome delle numerose associazioni che vi aderiscono, concordano con la contrarietà espressa dal Circolo VedoVerde di Legambiente Cremona e da Italia Nostra, sezione di Cremona, al taglio di tigli nell’area ex SNUM e ribadiscono l’aperto dissenso nei confronti della decisione dell’Amministrazione comunale di procedere alla realizzazione, in questa area, di un supermercato di media distribuzione.
Contrariamente a quanto sostiene il vicesindaco Virgilio, le associazioni che difendono ambiente e paesaggio non si sono svegliate solo ora, ma è da tempo che chiedono una diversa manutenzione del verde urbano, sempre più sofferente e soffocato da cementificazione e inquinamento. Così come da tempo chiedono che questa area non venga destinata ad usi commerciali, ma restituita alla città con tutto il suo contenuto di storia. Pensiamo che la rigenerazione urbana richiederebbe al posto di un altro supermercato un bel polmone verde proprio in quell’area posta a ridosso del centro città e delle vecchie mura seicentesche.
A conferma, ricordiamo il dibattito nell’aula del Consiglio comunale, presente ancora l’assessore Bona, con le nostre indicazioni dopo l’ennesimo taglio degli alberi in città e l’esposto presentato da Italia Nostra proprio un anno fa e restato senza alcuna risposta.
Da parte sua, il Circolo Vedo Verde è sempre stato contrario alla cessione dell’ex area SNUM a privati e anche all’edificazione nell’area del PLIS.
Dobbiamo purtroppo assistere alla costruzione, proprio nel parco del Morbasco, di un edificio destinato a centro polifunzionale della associazione “Occhi Azzurri”. Non vogliamo ostacolare la realizzazione di un centro che sicuramente ha fini positivi, ma chiediamo: perché proprio lì?
Ci sono tantissimi spazi da recuperare in città e, dunque, sarebbe stato molto meglio trovare un accordo per il loro riutilizzo. Condividiamo appieno quanto affermato dal professor Riccardo Groppali nel suo recente intervento a difesa dell’integrità del parco.
Il verde è un bene prezioso che deve essere tutelato, difeso e ampliato.
Ancora una volta l’amministrazione comunale non ascolta, non ricorda e non coinvolge.
Non serve nemmeno trincerarsi dietro decisioni prese dalle amministrazioni precedenti; una amministrazione è tale se sa interpretare le necessità vere del territorio anche in discontinuità con quanto deciso in precedenza.
Le città, come dice giustamente il vicesindaco, sono corpi vivi in continua evoluzione, ma è la linea di questa evoluzione che non ci vede concordi con lui. La sua visione è ormai superata, in Italia sta maturando finalmente una nuova mentalità che intende fare i conti con i cambiamenti climatici, con una coscienza ambientale più avanzata, con la tutela della biodiversità e la salvaguardia degli ecosistemi e con regole più stringenti per la stessa iniziativa privata. Ne fanno fede le recenti modifiche della Costituzione italiana all’articolo 9 e all’articolo 41.
Il vicesindaco non perde occasione per rimarcare che la politica non governa la città, ma è l’impresa che ne decide l’evoluzione, per questo è favorevole ai vari insediamenti e alle infrastrutture anche se consumano e impermeabilizzano suolo. Posizioni come queste non fanno i conti con il nuovo Diritto Ambientale che considera i beni ambientali e paesaggistici come beni comuni che non devono sottostare alle sole leggi del mercato perché non sono merci da vendere e comprare, ma hanno un valore sociale che riguarda il benessere di tutti e la fruizione disponibile per l’intera comunità.
Ci spiace che le segnalazioni e le indicazioni degli ambientalisti per soluzioni più sostenibili vengano spesso interpretate come disturbo al manovratore, ma questo succede perché l’Amministrazione non sa coinvolgere prima i cittadini e le associazioni nel momento in cui si impostano i percorsi decisionali.
Questo deficit di democrazia partecipativa e deliberativa la sta pagando la città, il suo crescente disagio, la sua permanente marginalità. La nostra città soffre, basta vedere il numero di negozi chiusi, il cattivo funzionamento dei mezzi pubblici, il numero di mezzi privati circolanti, i livelli di inquinamento raggiunti, l’aumento di patologie gravi, la drastica riduzione della speranza di vita dovuta non solo alla pandemia. Non saranno sicuramente l’apertura di nuovi supermercati, il megapolo logistico, la collocazione sbagliata di un Centro polifunzionale all’interno del parco pubblico del Morbasco a farla decollare.