Cronaca

Incendio in carcere, detenuti
danno fuoco alle celle per protesta

FOTO SESSA

Un incendio si è sviluppato in alcune parti del secondo e terzo piano del carcere di Cremona a partire dalle 22 di ieri 3 giugno. Pare che le fiamme siano partite dalle celle di alcuni detenuti che protestavano per un cambio di medicinale destinato ai tossicodipendenti. Sul posto, allertati dalla Polizia penitenziaria, i Vigili del fuoco, che hanno lavorato per un paio d’ore per spegnere le fiamme. Un’ottantina di detenuti sono stati fatti evacuare.

La notizia è stata diffusa  dal sindacato Uilpa. “Verso le ore 22.00 di ieri – riferisce Gennarino De Fazio, Segretario Generale UILPA Polizia Penitenziaria – alcuni detenuti della Casa Circondariale di Cremona, sembra per protestare a causa della mancata somministrazione di uno psicofarmaco, hanno appiccato il fuoco alle rispettive celle. Le fiamme si sono propagate coinvolgendo due sezioni detentive su due piani del fabbricato, il secondo e il terzo, rendendo necessaria l’evacuazione di circa ottanta ristretti, che sono stati condotti ai passeggi. I Vigili del Fuoco, intervenuti a supporto della Polizia penitenziaria, avrebbero impiegato alcune ore per domare l’incendio. Il carcere è presidiato all’esterno dalle forze dell’ordine”.

“Nelle carceri da troppo tempo si vive l’inferno, talvolta, come nel caso di Cremona, non solo metaforico. Cambiano i Capi del DAP, tre in due anni, ma non muta la disfatta dello Stato, che resta inerme di fronte allo sfacelo più totale. È evidente, come abbiamo sottolineato più volte, che la grave disfunzionalità del sistema non possa essere affrontata solo per via amministrativa, ma che occorrano gli interventi della politica, del Ministero della Giustizia e del Governo”, aggiunge il sindacalista.

“Ripetutamente abbiamo segnalato le gravissime criticità del carcere cremonese, che assomma a quelle comuni alla quasi totalità degli istituti penitenziari del Paese alcune difficoltà particolari, come quelle che derivano dal non avere assegnato un Comandante della Polizia penitenziaria titolare da circa tre anni e da una gestione complessiva che si caratterizza per continui disordini”. Spiega ancora De Fazio.

“Quanto sta avvenendo in queste ore, sperando che si debba fare la conta di danni solo materiali, conferma che la grave emergenza penitenziaria è ancora in atto e che dalle rivolte e dai tredici morti del marzo 2020 la situazione non è affatto cambiata. Più che le parole, le declamazioni di principio e le passerelle, alla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, chiediamo fatti concreti, quale l’emanazione di un decreto-legge che affronti l’emergenza e crei le precondizioni per una riforma complessiva che ripensi il sistema d’esecuzione penale, rifondi il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e reingegnerizzi il Corpo di polizia penitenziaria”, conclude il Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

La casa circondariale di Cremona – si legge nell’ultimo rapporto Antigone – è quello con la più alta presenza di detenuti stranieri in Italia, il 71,8% del totale.

Secondo i dati ufficiali del Ministero della Giustizia, aggiornato al 30 aprile, a Cà del Ferro sono in servizio 173 agenti di Polizia Penitenziaria, a fronte dei 223 previsti; e 14 amministrativi invece di 22. Tre gli educatori che prestano servizio, mentre dovrebbero essere 5.

Solo pochi giorni fa un altro episodio allarmante, solo l’ultimo di una lunga serie, segnalato dal sindacato Sappe: un detenuto aveva tentato di strangolare un agente.

 

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