Cronaca

Dopo lite papà vendica figlio con
bottigliata in testa. Condannato

Una lite alla discoteca “Magika” di Bagnolo Cremasco, poi l’aggressione. Edmundo Mendoza, 42 anni, il padre di Johan, un ragazzo ecuadoregno, è finito a processo per aver colpito con due pugni e aver scagliato una bottiglia di birra sulla testa di Riccardo, 20enne cremasco con il quale poco prima il figlio aveva avuto una discussione. L’uomo, accusato di lesioni personali aggravate, è stato condannato a sette mesi di reclusione, un mese in meno rispetto alla richiesta del pm.

L’episodio era accaduto a Crema il 28 aprile del 2019. “Questo è ciò che succede a chi tocca mio figlio”, aveva detto l’uomo, autista residente a Quintano, difeso dall’avvocato Giancarlo Rosa.

Il figlio dell’imputato, dopo la discussione con il ragazzo italiano, nata nel locale forse a causa di un telefonino sparito, probabilmente rubato, aveva chiamato il padre, raccontandogli l’accaduto. Così l’uomo aveva atteso alla stazione di Crema Riccardo, arrivato a bordo della navetta che lo aveva riportato in città insieme ai suoi amici, e gli aveva scagliato sulla testa la bottiglia di birra.

Ai carabinieri, Riccardo aveva spiegato che qualche ora prima, al Magika, locale chiuso dal 28 maggio scorso per una settimana, Johan gli aveva sferrato un pugno. Lui aveva reagito, e la cosa sembrava essere finita lì. Ma verso le 5 del mattino, una volta sceso dalla navetta, era arrivata la macchina con a bordo l’imputato. “E’ sceso il padre”, aveva raccontato in aula uno degli amici di Riccardo, “era bello grosso. C’era anche suo figlio, è sceso anche lui. Ho visto che il padre è andato verso il nostro amico con una 66 e gli ha dato una bottigliata. Il mio amico sanguinava”. La “66” era la bottiglia di birra. Sull’auto c’erano anche la moglie di Edmundo e due amici del figlio Johan. All’arrivo dei carabinieri, la macchina non c’era più. Ma qualcuno aveva segnato il numero di targa. “Su tutta la carrozzeria c’erano numerose tracce di sangue”, si legge nel verbale dei carabinieri.

Edmundo, interrogato dai militari, aveva spiegato che “un ragazzo dai capelli ricciolini, italiano”, aveva in mano una bottiglia di birra di marca e aveva cercato di colpirlo sulla testa, ma lui prontamente si era difeso, parando il colpo con la mano, procurandosi così una lesione alla falange del dito anulare della mano sinistra. “Presumo che anche il ragazzo si sia fatto male, stante la mia pronta reazione”.

Forse di mezzo c’era un telefonino: Riccardo in discoteca lo avrebbe preso a Johan. “Sembra che non volesse restituirglielo”, aveva spiegato l’avvocato Rosa, che nella sua arringa ha puntato sulla non certa identificazione del responsabile del reato.

Sara Pizzorni

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