Chiesa

Il cappellano dell'ospedale alla
Pastorale della salute di Cagliari

La cura della persona passa anche attraverso lo spirito, indipendentemente dalla fede professata. Questo in sintesi il tema trattato dal XXIII Convegno nazionale della Pastorale della salute intitolato “Dall’odore al profumo”, tenuto a Cagliari la scorsa settimana.

«La cura è dignità e accoglienza reciproca al di là delle singole religioni», afferma don Marco Genzini (cappellano dell’Ospedale di Cremona), che ha partecipato all’incontro. «Il prendersi cura va inteso come gesto emblematico e fondante per estirpare la cultura dell’indifferenza e la logica dello scarto; sottintende l’essere attenti, l’aver premura, il farsi carico della persona e della sua sofferenza con delicatezza e rispetto». 

In quest’ottica, l’ospedale garantisce l’assistenza spirituale nel rispetto del pensiero, culto, credenza e fede dei pazienti.

«Per affrontare la sofferenza dei malati – aggiunge Genzini – è importante far dialogare la spiritualità con la psicologia, la scienza con le religioni: unire esperienze diverse può generare incontri inaspettati che di per sé sono già cura». Principi questi che potrebbero essere ispiratori di un rinnovato umanesimo integrale e di una filosofia di assistenza spirituale inedita, intesa anche in senso laico, in prospettiva della stesura delle linee guida per la realizzazione del nuovo ospedale.

«Chi si avvicina alla dimensione sanitaria – prosegue Genzini – non si ferma di fronte ad una fede diversa, ma cerca di abbracciare l’aspetto spirituale che fa parte della vita di ognuno di noi, indipendentemente dalla confessione». Ciò vale soprattutto nel contesto sanitario, dove «Guardare una persona significa andare oltre i suoi bisogni e considerarla nella sua integrità, rispettando anche la sfera spirituale», prosegue il cappellano. «Quest’anno, in accordo con la direzione dell’Asst di Cremona, abbiamo chiesto all’Ufficio pastorale della Salute della Conferenza Episcopale italiana di aiutarci a delineare direttive e azioni comuni, funzionali a favorire lo sviluppo di un’attenzione più contemporanea alla persona nel suo essere complesso. Questo anche in previsione del nuovo ospedale. «A volte le persone hanno ferite che necessitano di un altro tipo di cura, come l’ascolto e la comprensione del loro dolore» conclude Genzini. 

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