Guizzardi, sospensione confermata
"Atti falsi in grado di ingannare"
La procura di Cremona ha chiesto il
rinvio a giudizio dell'avvocato cremonese
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La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato di Cremona Andrea Guizzardi, 46 anni, finito nei guai per aver falsificato, secondo l’accusa, atti giudiziari, firme di giudici e di cancellieri del tribunale di Cremona e del palazzo di giustizia di Milano, e ha confermato la misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare la professione per un anno che era stata applicata dal gip di Cremona Elisa Mombelli a partire dal 15 ottobre del 2021. Il sostituto procuratore generale della Cassazione, invece, aveva chiesto l’annullamento della sentenza.
Nel frattempo la procura di Cremona ha chiesto il rinvio a giudizio di Guizzardi, avvocato con la passione per la scrittura, tre romanzi pubblicati e diversi premi letterari vinti, non nuovo a questo tipo di contestazioni: il 30 ottobre del 2019 era finito a processo per aver confezionato una sentenza falsa per intascarsi mille euro. Il pm aveva chiesto un anno di reclusione, ma l’imputato era stato assolto da entrambe le accuse di falso e di appropriazione indebita (per quest’ultimo reato l’azione penale non doveva essere proseguita per difetto di querela). “Non andavo a rovinarmi la vita per mille euro”, aveva commentato Guizzardi dopo la lettura della sentenza.
Nel maggio del 2021 il secondo procedimento penale, anch’esso terminato con un’assoluzione. In questo caso Guizzardi era accusato di falso e tentata truffa per aver contraffatto un decreto ingiuntivo e un atto di pignoramento. “Una mera copia fotostatica priva dei requisiti di forma e di sostanza capaci di farla sembrare un provvedimento originale”, aveva sostenuto il suo difensore. E il giudice gli aveva dato ragione.
Secondo la Cassazione, invece, gli atti in questione “sono dotati di requisiti formali” che un normale cittadino, “in buona fede” e “privo di nozioni giuridiche, poteva credere conformi agli originali”, e cita un esempio: la sentenza del giudice onorario di Cremona Tiziana Lucini Paioni “aveva l’intestazione Repubblica italiana in nome del popolo italiano, la concisa esposizione delle ragioni di fatto e diritto, la sottoscrizione del giudice vergata a penna, così come i provvedimenti che recavano l’intestazione ‘ordinanza’, oltre all’indicazione di un numero di procedimento e la sottoscrizione a penna del giudice di Milano Luca Giani; anche un altro provvedimento recava l’emblema della Repubblica, l’intestazione Tribunale Ordinario e la sottoscrizione del giudice vergata a penna”. “Tutti i provvedimenti”, inoltre, aggiungono i giudici della Suprema Corte, “risultavano emessi da magistrati effettivamente in servizio presso i tribunali in intestazione”.
Nell’ordinanza si ricorda anche che le Sezioni Unite, in una sentenza del 28 marzo 2019, hanno affermato che “la formazione della copia di un atto inesistente non integra il reato di falsità materiale, salvo che la copia assuma l’apparenza di un atto originale”.
L’indagine per cui era scattata l’attuale misura cautelare, eseguita per evitare il rischio di reiterazione del reato, risale al luglio del 2019 in seguito ad una denuncia presentata contro ignoti in procura a Cremona da una signora. In una causa civile per sfratto, la controparte le aveva prodotto una sentenza del tribunale di Cremona che le sembrava falsa. A dicembre del 2020, gli agenti della Mobile avevano eseguito nello studio di Guizzardi una perquisizione domiciliare e una informatica, trovando nel suo computer, contenute in un documento word, intestazioni fittizie del tribunale di Cremona, le firme false delle toghe e dei cancellieri cremonesi e milanesi, decine di atti giudiziari, tra cui sentenze civili, atti di pignoramento, decreti ingiuntivi e, persino, i verbali di sommarie informazioni testimoniali. Tutto materiale falso confezionato da Guizzardi, così come lo stemma della Repubblica italiana.
Gli inquirenti, che avevano sentito le vittime, e cioè i clienti di Guizzardi, convinti di aver vinto le cause e di conseguenza in attesa del risarcimento dei danni, ritengono che il “modus operandi” dell’avvocato Guizzardi fosse finalizzato al pagamento delle parcelle per le cause vinte.
Sara Pizzorni