Economia

Cassa Padana approvato il bilancio
Utili per 14 milioni nell'ultimo biennio

Anche quest’anno si è svolta a distanza l’assemblea di Cassa Padana per l’approvazione del bilancio, avvenuta a larghissima maggioranza.
“Siamo arrivati al 2022 con un risultato di esercizio 2021 positivo che, se considerato unitamente al miglioramento qualitativo degli attivi perseguito, assume maggior valore”, afferma il presidente Romano Bettinsoli.
“Il consolidamento dell’attività caratteristica”, aggiunge Bettinsoli, “che in questi anni ha portato a migliorare sensibilmente il Cost/Income, parametro di efficienza operativa e redditività, ha favorito allo stesso tempo l’assorbimento della rischiosità del credito, attraverso coperture degli NPL in linea con i dati del sistema bancario e la riduzione del NPL ratio.

La clientela ha accompagnato la Cassa in questo percorso in maniera decisa, affidando i propri risparmi nelle mani del nostro personale, gestori qualificati che, in relazione alle caratteristiche e ai bisogni di ognuno, hanno saputo guadagnare la fiducia con professionalità.

La raccolta complessiva ha superato i 3 miliardi di euro aumentando del 12,05%, con una sensibile crescita della raccolta gestita che si porta a 772 milioni, registrando un incremento del 36,42%.

Sul lato impieghi alla clientela, nonostante le difficoltà di famiglie ed imprese segnate dalla pandemia e da una situazione economica che al momento presenta segnali di cedimento, si stabilizza un portafoglio di 1 miliardo e 420 milioni costantemente in crescita, + 6,34%, con un’offerta sempre più qualificante e strutturata che non prevede in esclusiva l’indebitamento bancario, ma anche forme alternative di finanza straordinaria, oltre ad assistenza nei temi attuali di sostenibilità, ESG e PNRR. Il forte impegno del Consiglio di Amministrazione, coadiuvato dal Collegio Sindacale e di tutta la struttura al raggiungimento degli obiettivi di solidità ed efficienza sono lo stimolo ideale per dare sostegno al territorio”.

A votare a larghissima maggioranza i punti all’ordine del giorno dell’assemblea di oggi sono stati per delega 999 soci sui 10.140 aventi diritto al voto. Il bilancio è stato approvato
con 991 voti a favore. La partecipazione numerica dei soci è stata in linea con le assemblee in presenza degli anni passati.

“Il biennio appena trascorso, sostenuto dall’azione di un Consiglio rinnovato” continua il presidente, “nei numeri ha espresso valori di tutto rispetto: utili per 14 milioni circa, riduzione degli NPL del 3,5%, impieghi cresciuti di 157 milioni, raccolta complessiva aumentata di 564 milioni, di cui gestita per 325 milioni. Un montante quindi di circa 4,5 miliardi. Questi numeri non rendono ancora giustizia al lavoro svolto, in relazione al contesto pandemico e alle necessità di portare Cassa Padana verso obiettivi sfidanti. Grande merito quindi a tutti gli attori che in questi due anni hanno contribuito a tali risultati e hanno consentito alla Cassa di riposizionarsi in termini commerciali, senza mai dimenticare la forte tradizione solidale che ha  ontraddistinto il nostro istituto nel tempo”.
Il numero delle filiali oggi si attesta a 60 su tre regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) e sette province (Brescia, Cremona, Verona, Parma, Reggio Emilia, Rovigo, Ferrara). I dipendenti sono 402 e i soci 10.199.
I numeri, la solidità e la presenza capillare sui territori sono rafforzati dalla partecipazione di Cassa Padana al Gruppo Cassa Centrale che nel 2021 ha registrato un utile di 333 milioni (+36% rispetto al 2020) e un ottimo coefficiente patrimoniale CET1 ratio (22,6%) confermandosi così ai vertici del sistema bancario nazionale.
“Negli ultimi anni abbiamo fatto molto per impostare la banca del futuro, nel solco del Gruppo Bancario Cassa Centrale a cui apparteniamo” conclude Romano Bettinsoli. “Siamo cresciuti nel rapporto con le imprese, nella capacità di dare risposte a 360 gradi ai bisogni. Questo deve fare una banca locale cooperativa. Il contesto di mercato in cui operiamo è molto difficile, per le ragioni che a tutti noi sono purtroppo ben note. A questo si aggiunge un quadro normativo di fondo, a cui sottostiamo, che non riconosce il principio di proporzionalità e ci applica le stesse regole dei grandi gruppi bancari, spingendoci di fatto verso l’omologazione.

È una condizione quindi sfidante, impegnativa, ma, come abbiamo sempre fatto, svolgeremo fino in fondo il ruolo che i nostri soci, i clienti e le comunità locali ci stanno chiedendo. Senza comunità locale non c’è banca locale. Ma credo che possa valere anche il viceversa, o quantomeno la comunità locale senza una banca locale è molto più fragile e con meno capacità di progettare un futuro migliore”.

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