Cronaca

Area Donna, Arco Onlus:
"No allo smantellamento"

Sulla vicenda di Area Donna interviene anche Arco Onlus, associazione che ha lavorato molto per la Breast Unit, in risposta ai medici che alcuni giorni fa si erano schierati in difesa del direttore generale Giuseppe Rossi e delle scelte fatte dall’amministrazione ospedaliera.

Per Arco, la protesta di questi mesi “si pone l’obiettivo principale e specifico di scongiurare il progressivo depotenziamento/smantellamento della Breast Unit dell’Asst a favore di realtà private” si legge nella missiva a firma del presidente Matteo Tedoldi.

A fronte di un primato del tumore al seno nella popolazione femminile, con “un’incidenza in provincia maggiore dei riferimenti nazionali e regionali, si è sviluppata la storia della Breast Unit prima e di Area Donna poi. Un reparto che è riuscito “a raggiungere il riconoscimento europeo Eusoma”. Tuttavia “a partire dal 2019 si registra un suo progressivo depotenziamento (smantellamento?)” sottolinea ancora Tedoldi. “Lo dicono i numeri delle prestazioni sanitarie assicurate e la forte riduzione di risorse umane dedicate. Si tratta di circostanze che vi sono certamente note e che sono state presentate lo scorso 19 marzo in Comune a Cremona: le visite sono passate da 3.769 ne1 2019, alle 2.483 nel 2021, mentre gli interventi sono passati dai 473 nel 2019 ai 253 nel 2021.

Nello stesso periodo, tre radiologhe esperte e stimate hanno, una dopo l’altra, abbandonato l’Asst di Cremona per un altro impiego. Non si sono ritirate dal lavoro, ma hanno deciso di cambiare ospedale, creando un forte disagio a tutto il servizio sia in fase di screening che di cura” si legge ancora nel documento.

“Da alcuni mesi, inoltre, si registra una rilevante difficoltà ad accedere al reparto, sia per le visite che per gli accertamenti strumentali (mammografie, ecografie ecc) necessari nel percorso di cura, tanto che parecchie pazienti sono state invitate dal Cup dell’Ospedale a rivolgersi a strutture esterne (private e private convenzionate).

Poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la radicale riorganizzazione degli spazi e delle aree di cura, che sta procurando disagi di tutti i tipi alle pazienti, costrette ad attendere per ore, in situazioni logistiche assolutamente inadeguate per una terapia o un accertamento.

Ci ha fatto male leggere le tante testimonianze di donne, malate, fragili, impaurite che, da un giorno all’altro, sono state private dei riferimenti a cui erano abituate e sono state costrette ad affrontare il loro personale calvario in una situazione logistica del tutto precaria”.

Un appello ai medici ospedalieri: “Cari Medici, non basta dire che nulla è cambiato a livello clinico (ci mancherebbe), anche l’aspetto umano è fondamentale per la riuscita della cura…

Come pure ci sembra troppo comodo sostenere che si tratta di disagi temporanei: dovevano essere previsti ed evitati, applicando un minimo di cura e di rispetto per le Pazienti. E ci dispiace molto che si sia pensato di intervenire ponendo correttivi solo dopo il sit-in dell’8 marzo e dopo l’incontro pubblico in Comune della settimana successiva.

Vi ricordiamo che il progetto Area Donna, era considerato strategico da Regione Lombardia e da Asst di Cremona che l’ha perseguito tenacemente … ispirandosi al concetto anglosassone “All in One”. Le Associazioni private hanno, dal canto loro, in un’ottica di sussidiarietà, integrato le risorse necessarie, in modo da realizzare un contesto di cura ottimale in un ambiente che fosse, per quanto possibile in un reparto oncologico, gradito alle Pazienti.

Stravolgere gli spazi di Area Donna a distanza di soli 5 anni, rappresenta uno spreco di risorse, pubbliche (le nostre tasse) e private, che non trova giustificazioni, tanto più che il progetto di realizzazione strutturale del Cancer Center nell’attuale ospedale è stato, proprio in questi giorni, accantonato da Asst Cremona.

Abbiamo il timore che, l’attuale situazione di difficoltà di accesso ai servizi della Breast Unit, porti le Pazienti a rivolgersi in modo massivo alla sanità privata e che la drastica diminuzione de1 numero delle Pazienti trattate, comporti una diminuzione delle risorse dedicate (peraltro già in atto) generando un circolo vizioso che si autoalimenta.

Noi desideriamo una Sanità Pubblica di Eccellenza (quella ben rappresentata da voi firmatari), che possa dare soluzioni e supporto a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza disparità di trattamenti, senza limiti sociali, senza alcuna discriminazione economica.

Per questo la protesta è trasversale, senza fini partitici né strumentali. Coinvolge tante Donne, e gli Uomini che con loro condividono il percorso di cura. L’intero territorio provinciale considera Area Donna come una sua eccellenza di cui non vuole essere privato. Questo è il punto” conclude Tedoldi.

LA LETTERA

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