Putin ‘bocciato’: “Sottovaluta Ucraina, ignora lezione Afghanistan”
(Adnkronos) – I sovietici “sottovalutarono gli afghani negli anni Ottanta”, proprio come oggi i russi “hanno sottovalutato gli ucraini”. E’ la tesi sostenuta dai veterani americani dell’Afghanistan, a cinque settimane dall’inizio della guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina, una guerra il cui andamento è stato spesso paragonato al disastro dell’invasione sovietica dell’Afghanistan iniziata alla fine del 1979. E che dimostrerebbe come a Mosca non abbiano appreso una delle lezioni più importanti di quel fallimento: sovrastimare le proprie capacità militari e sbagliare le valutazioni sui propri avversari.
Bruce Riedel, che lavorò al programma coperto della Cia per aiutare la resistenza dei mujahidin, nota il paradosso degli eventi di questi giorni: Putin, invadendo l’Ucraina, sembrava voler ripristinare la gloria dell’Unione Sovietica, il cui collasso il presidente russo ha definito “la più grande catastrofe geopolitica del secolo scorso”. Invece, sottolinea parlando con il Washington Post, ripetendo alcuni degli errori commessi dai leader sovietici, Vladimir Putin “ha messo in questione la potenza russa, per non dire il suo stesso futuro”.
“Cercando di invertire la storia – è l’opinione di in altro veterano della guerra in Afghanistan, Milton Bearden – potrebbe invece ripeterla”.
Ovviamente, osserva il quotidiano americano, ci sono ampie differenze tra l’Ucraina di oggi e l’Afghanistan di allora. La prima ha un governo democraticamente eletto, il secondo era retto da un regime comunista sostenuto dai sovietici, la guerra di oggi si combatte ai confini della Nato, mentre all’epoca il conflitto si combatteva in un campo di battaglia lontano dall’Occidente, le truppe russe sono in Ucraina da poco più di un mese, i sovietici sono rimasti in Afghanistan per un decennio.
Non solo: all’inizio le truppe sovietiche riportarono successi, tenendo conto che l’obiettivo dichiarato era di eliminare il presidente afghano Hafizullah Amin, ucciso il 27 dicembre del 1979. Dunque all’inizio la guerra sembrava vinta. In Ucraina, sottolinea l’analista russo Anatol Lieven, Putin sperava in simile rapida vittoria, con i russi trionfanti, “il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in fuga e la resistenza ucraina dissolta. La differenza con l’Afghanistan è che questo piano è fallito”.
In effetti fallì anche in Afghanistan, ma ci volle più tempo. E il Cremlino sbagliò i calcoli sulle mosse degli Stati Uniti: Mosca pensava che l’allora presidente americano Jimmy Carter, dopo la crisi degli ostaggi in Iran, non si sarebbe lasciato coinvolgere.
Ma a poche settimane dall’inizio dell’avanzata sovietica, gli Stati Uniti cominciarono a inviare armi ai mujahidin. Riedel, che si trovava al centro delle operazioni della Cia la notte in cui i parà sovietici cominciarono ad atterrare a Kabul, ricorda che ben presto si diffuse l’idea tra politici e analisti che l’invasione avrebbe potuto trasformarsi nel “Vietnam dell’Unione Sovietica”.
“in Afghanistan – sottolinea ancora Lieven, che è analista al Quincy Institute for Responsible Statecraft – ci vollero nove anni per logorare l’Unione Sovietica. Nel caso dell’Ucraina sta avvenendo molto più rapidamente”. E una cifra viene sottolineata in questo paragone: secondo fonti americane, i russi avrebbero già perso in Ucraina oltre 10mila soldati, in Afghanistan i sovietici ammisero 15mila vittime. Con l’ultimo dato che sarebbe sottostimato, esattamente come il primo.